"Volevamo raccontare questa parte di guerra". Parla l'inviata del Tg1

Simona Battistini e l'operatore hanno fatto ritorno in Italia dopo la notizia di un procedimento penale da parte di Mosca nei loro confronti: "Rispettate norme internazionali"

"Volevamo raccontare questa parte di guerra". Parla l'inviata del Tg1
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Stefania Battistini, giornalista del Tg1, è rientrata a casa insieme all'operatore con il quale stava seguendo gli sviluppi della guerra in Ucraina. Nei giorni scorsi è entrata in Russia a seguito del contingente ucraino che è entrato nella regione di Kursk. Per quest'ingresso, la Russia ha annunciato di aver avviato un procedimento penale contro l'inviata italiana e il cameraman e oggi, ormai al sicuro a Roma, la giornalista ha spiegato cosa è successo in questi ultimi giorni tracorsi tra la Russia e l'Ucraina.

"Abbiamo attraversato il confine russo così mercoledì, su una semplice macchina guidata da militari, con Simone Traini siamo passati attraverso il territorio ucraino. Abbiamo documentato i segni dei combattimenti quando l'esercito ucraino per la prima volta ha invaso la regione russa di Kursk", ha spiegato la giornalista. "Mercoledì abbiamo pensato fosse giusto mostrarvi anche questa parte della guerra, senza voler violare le leggi della Federazione russa o voler prendere le parti di una parte, ma pensando solo di seguire i fatti come abbiamo sempre fatto", ha spiegato ancora Battistini, aggiungendo che insieme al collega seguono "questo conflitto da 10 giorni prima dell'aggressione russa". Quindi, è da oltre che anni che si trova in Ucraina e che documenta i movimenti dei soldati ucraini.

Dal 2022, ha proseguito l'inviata, "abbiamo coperto le conseguenze a Irpin, a Bucha, a Borodyanka". Il racconto della guerra, ha voluto specificare, "è per definizione un racconto parziale perché possiamo raccontarvi soltanto quello che ci è consentito vedere, che ci è consentito documentare, ma ci sembrava importante esserci e raccontarvi almeno quella parte della realtà". Ed entrando nello specifico di quanto accaduto in quei giorni, ha proseguito raccontando di aver "raggiunto le posizioni conquistate dalla brigata ucraina, che ha acconsentito di portarci embedded, vuole dire su un mezzo blindato, scortati per raggiungere la prima città conquistata da Kiev, Sudzha, una città strategica. Lo abbiamo fatto indossando dei colori che ci differenziassero dai militari, indossando la scritta 'press' sui giubbotti antiproiettili così come prevedono le norme internazionali".

Tutto regolare per la giornalista, che ha spiegato i dettagli tecnici della convenzione di Ginevra che regola anche il lavoro giornalistico al fronte. "Siamo saliti su un mezzo blindato per raggiungere il centro della città attraverso strade percorribili costeggiate da case, mentre i segni dei combattimenti li abbiamo visti vicino ai palazzi amministrativi, ai centri del potere. Il palazzo del Comune completamente distrutto, c'era ancora un cadavere a terra", ha detto ancora spiegando ai telespettatori quanto hanno visto scortati dagli ucraini.

"Nello stesso giorno era presente la tv ucraina, qualche giorno prima a Sudzha c'era il New York Times. Da lì oggi ha trasmesso Nick Paton Walsh di Cnn, così come giornalisti polacchi, mentre il lato di Mosca viene coperto da France Press", ha concluso.

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