Guerriglia urbana ad Atene Brucia una banca, tre morti

Atene brucia: tre morti, tra cui una donna incinta al quarto mese, e quattro intossicati sono il tragico bilancio di una giornata di guerriglia urbana nella capitale greca, coda avvelenata della manifestazione indetta dai sindacati contro il piano di austerity voluto dal governo Papandreu in cambio dell’accordo con Ue e Fmi per il pacchetto di salvataggio.
Eppure tutto era cominciato pacificamente: il corteo dei manifestanti (27mila secondo le autorità), molti giovanissimi ma anche famiglie con bambini e carrozzine, è partito poco dopo mezzogiorno, diretto al Parlamento. Una mattinata tiepida, quasi estiva, i canti socialisti sparati a tutto volume dagli altoparlanti si mischiano agli slogan antigovernativi: «Soldi per l’occupazione e non alle banche», «La crisi la paghino i plutocrati», «Lavoro fisso per tutti, giù le mani dalla previdenza sociale», sono i più gettonati. Poi, in Piazza Sintagma, davanti al monumento al milite ignoto, scoppia il primo tafferuglio: un centinaio di giovani lancia pietre e petardi contro gli agenti in tenuta antisommossa, che reagiscono a colpi di gas lacrimogeni, a pochi passi dal Parlamento dove sta per iniziare il dibattito sulle misure di austerity.
Il fumo riempie la piazza, il corteo pacifico si è già disperso. Resta un gruppo con le facce coperte dai passamontagna, che distrugge tutto quello che si trova davanti: infrange le vetrine, incendia i cassonetti, spacca i Bancomat. Intorno è il deserto, la città è paralizzata dallo sciopero generale: solo nella filiale della Marfin Egnatia Bank, nella centralissima via Stadiou, si lavora ugualmente. Cinque mascherati vanno all’assalto, lanciando bottiglie molotov nell’ingresso: le fiamme divorano il portone di legno e divampano nei locali a piano terra, intrappolando impiegati e clienti.
Uscire è impossibile, si cerca scampo correndo su per le scale: un uomo si lancia da un balcone al primo piano e se la cava con qualche ferita. Ma non tutti ce la fanno: quando i pompieri, protetti dalla polizia, riescono a entrare nei locali della banca, trovano i corpi semicarbonizzati di un uomo e due donne, probabilmente soffocati dal fumo, poi divorati dal fuoco. Fuori, continuano gli scontri: la polizia entra nel quartiere anarchico di Exarchia, diverse persone vengono fermate. Anche da Salonicco arrivano notizie di negozi e locali pubblici distrutti dai manifestanti.
Sdegno e dolore in Parlamento: «Siamo sull’orlo dell’abisso», dice il presidente della Repubblica, Karolos Papoulias. E il premier George Papandreu denuncia «l’ingiusta morte di nostri cittadini caduti vittima di un atto crudele e omicida» e invoca l’unità nazionale, ribadendo l’invito a un vertice di tutti i leader politici affinché «tutti si assumano le proprie responsabilità». Un invito finora rifiutato sia dalla sinistra radicale, sia dall’opposizione di centrodestra, Nuova Democrazia, guidata fino a ieri da Costas Karamanlis, l’ex premier che la commissione governativa si prepara a giudicare come principale responsabile della crisi.
Ma ora, davanti alla deriva omicida, il leader di Nd, Antonis Samaras, raccoglie la mano tesa da Papandreu, allo scopo, dice, di «forgiare la necessaria unità» di fronte alla crisi. Tuttavia, sarà difficile che ribalti il suo giudizio negativo sul piano di austerity, che prevede una riduzione della spesa per 30 miliardi grazie al congelamento dell’impiego e a pesanti tagli su salari e pensioni per i dipendenti pubblici, riforma fiscale con aumento dell’Iva e delle imposte su carburanti, alcolici, sigarette e beni di lusso, oltre alla riduzione di diritti e benefici nel settore privato. Oggi, comunque, si vota: e, sulla carta, il Pasok di Papandreu ha i numeri per far approvare la manovra in ogni caso.


Intanto, si annuncia per la prossima settimana un altro sciopero dei dipendenti pubblici. «Continueremo la nostra battaglia», ha detto Ilias Vrettakos, vicepresidente del sindacato Adedy, che raccoglie circa mezzo milione di lavoratori.

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