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Guida pratica per un week end senza moviola

L’Italia sedentaria capace soltanto di tifare in poltrona, il Sud sonnolento e pelandrone che odia la fatica: questi poveri relitti giacciono sui fondali tenebrosi dello Stretto di Messina. Il brutale affondamento è opera di un bambino cicciotello, dieci anni appena, nome e cognome Giuseppe Mangano. Partendo ad un'ora decisamente poco terrona, 8,20 di una domenica mattina, il piccolo attraversa a nuoto lo Stretto in 55 minuti e 30 secondi. Anche se non è il più giovane attraversatore della storia, come inizialmente la grancassa mediatica cerca di spacciarlo, la sua nuotata resta comunque un'impresa vagamente epica. Nell'età in cui si affrontano draghi fantascientifici e crudeli canaglie alla play station, Giuseppe preferisce battersi contro le cattive condizioni del tempo e le correnti gelide del suo mare. Ad un certo punto l'allenatore, Francesco Cacopardo, si vede pure costretto ad allargargli lo Stretto, cioè ad allungargli il percorso, per evitare i gorghi più pericolosi. Vicinissimi, sulla barca, il papà che ha un nome da re magio (Baldassarre), la mamma Grazia e la sorella Veronica. Alla fine, una volta giunto sugli scogli di Villa San Giovanni, se lo prendono in braccio come quando era il bebè di famiglia, giusto l'altro ieri.
Ovviamente non è qui il caso di valutare oltre, in termini puramente tecnici, la portata dell'impresa: certamente, in giro per l'Italia, ci sono altri bambini in grado di nuotare ininterrottamente per un'ora, benché in piscina, o nelle calette della Costa Smeralda. Giuseppe, caso mai, stupisce per il coraggio, oltre che per la resistenza. E tutto sommato anche perché dopo le cocciute bracciate ha pure la lucidità, davanti alle domande idiote «a chi dedichi l'impresa», di fornire una risposta anti-ruffiana: «A me stesso, a me stesso».
Adesso Giuseppe, terrunciello sterminatore di onde e di luoghi comuni, dovrà affrontare la traversata più infida e insidiosa, piena di rischi e di tagliole: quella che lo porterà a nuotare in una precoce popolarità. Sarà tentato da mille attenzioni, da mille inviti nel circo equestre dei rotocalchi televisi, sarà soprattutto tentato dalla tentazione più devastante: sentirsi per sempre un padreterno. A suo padre e a sua madre il compito di prepararlo adeguatamente anche ai flutti della vita. Per il momento, la storia va presa così com'è, bella e leggera, tenera ed emozionante. Casualmente, cade giusta e tempestiva per sposarsi con quella ad alto tasso sentimentale di Paolo Bettini, uomo di tutt'altra età e di tutt'altra notorietà, però ugualmente valoroso nel vincere il Lombardia dopo aver provato, nel giro di due settimane, gli choc paralizzanti del trionfo mondiale e della morte di un fratello. E ancora, per palati fini, volendo apprezzare: con il piccolo Giuseppe e il grande Bettini sta magnificamente Valentino Rossi, il cannibale delle moto, capace di lasciare un gran premio per due millesimi, ma prossimo a rivincere un titolo mondiale che sembrava già perso.
A tutti e tre, un semplice grazie.

È sempre un piacere riscoprire che volendo, alzando la testa, guardandosi in giro, si può scrivere e discutere di sport senza stare in catalessi, con gli occhi stralunati, per interi week-end, davanti alla moviola.

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