Ha ragione quell’avvocato: non si aiutano gli infami

di Giordano Bruno Guerri
Come ormai molti lettori del Giornale sanno, tanto volentieri ne parlo, mio figlio si chiama Nicola Giordano. Ieri era san Nicola è l’abbiamo degnamente festeggiato. A tavola, è inevitabile, si è parlato delle due maestre di Pistoia. Tutti d’accordo in un disgusto che veniva dalle viscere, nella speranza che abbiano la condanna più severa.
Eravamo al dolce quando è arrivata la notizia che l’avvocato difensore di una delle due ha rinunciato all’incarico, «in scienza e coscienza», perché ha un figlio di diciotto mesi che solo per caso non è stato iscritto a quell’asilo. Nella tavolata c’erano un illustrissimo giurista (il nonno di Nicola) e qualche avvocato: e ho sentito un coro di istintivi, entusiastici «Bravo!» che venivano dalla coscienza. Poi è intervenuta la scienza, e con la scienza i distinguo: «il diritto alla difesa è costituzionale», «se tutti gli avvocati facessero così» ecc. Una discussione che potrebbe essere interminabile. Io, che non sono avvocato ma ho un figlio amatissimo di tre anni (fra due giorni), la intendo in un modo molto semplice, elementare, come mi dettano sangue e sentimenti. Non sono neanche riuscito a vedere del tutto il filmato che condanna, senza bisogno di processo. Mi si rovesciava lo stomaco e mi veniva da piangere, non al pensiero che al posto di quei bambini avrebbe potuto esserci mio figlio, ma proprio e soltanto per quei bambini brutalizzati. Chiunque ne abbia uno sa quanto sono rompiscatole, petulanti, ripetitivi e di come posseggano al massimo grado la capacità di far saltare i nervi. Ma sa anche quanto sono indifesi e, soprattutto, incredibilmente fiduciosi. I bambini, d’altra parte, sanno d’istinto che nessun adulto farà loro del male, dopo averli coccolati. È vero, piangeranno e troveranno sommamente ingiusto un rimprovero – magari perché cercano di scavalcare una finestra – ma capiscono benissimo, che all’origine di tutto c’è l’amore per loro.
Invece i piccoli affidati sono stati, anzitutto, traditi. Le due bestie, come tutte le maestre, li accoglievano con sorrisi e moine, ricevendoli dalle braccia dei genitori. I piccoli entravano in una classe addobbata, come tutte le classi, per suggerire gioia, unione, scoperta felice del mondo. E, appena chiusa la porta, si trovavano in balia di due infami che approfittavano del loro essere indifesi per picchiarli, umiliarli, terrorizzarli: facendo bene attenzione – badate – di infierire sui più piccoli, addirittura di otto mesi, perché a tre anni già parlano, possono raccontare. Ci può essere un comportamento più vile, più abietto, più professionalmente e umanamente indegno?
Quelle due sapevano a priori di provocare danni gravi alla psiche dei bambini affidati loro da genitori fiduciosi. Come adulte e come donne - se non come insegnanti che dovevano avere qualche nozione di pedagogia – sapevano che alle loro vittime avrebbero provocato per tutta la vita turbe, paure, fobie, devianze del carattere e forse anche un’inclinazione a restituire la violenza subita. Sapevano che avrebbero cambiato in peggio tutta la vita di quei bambini, pur di sfogare le loro frustrazioni, le loro insofferenze, le loro incapacità, la loro cattiveria.
Ora hanno provocato anche un comprensibile allarme in tutti i genitori d’Italia e la disperazione in «quei» genitori. Paola, la madre di Nicola, non riusciva a capire come molti padri e madri di quella scuola fossero increduli e difendessero i due pezzi di merda, finché non hanno visto il filmato. Poi ha trovato una spiegazione che solo una madre può percepire: non potevano ammettere a se stessi di essersi sbagliati tanto, di avere avuto fiducia, di non avere capito da mille segni poi risultati chiari, cosa succedeva nella scuola. Il senso di colpa derivante da una disattenzione simile dev’essere insostenibile.
Paola, che è anche avvocato, ora vorrebbe che in tutti gli asili venissero piazzate delle telecamere, per sorvegliare ciò che i genitori non possono controllare. Anche lei, come l’avvocato Giacomo Dini di Pistoia – bravo! – non difenderebbe le due maestre. Io vorrei che venissero condannate con tutte le possibili aggravanti. E soprattutto vorrei che il legislatore rinviasse altre questioni di giustizia, che sembrano più urgenti, per aumentare molto e molto e molto le pene per reati del genere. Non lo dico come padre, ma come cittadino. In questi giorni si dibatte del futuro dei nostri figli, se sia giusto consigliarli di andare all’estero. Questione grave, gravissima. Ma poca cosa se si pensa che il caso di Pistoia forse è solo l’indizio di comportamenti meno gravi ma diffusi, di impreparazione e disamore, se non di crudeltà.

Winston Churchill disse che l’investimento migliore per un Paese è «mettere del latte dentro un bambino». È vero. È vero anche che il danno maggiore per un Paese è mettere del latte marcio dentro un bambino.
www.giordanobrunoguerri.it

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