«Ha rinviato il viaggio all’ultimo»

Ancona L’ingegnere marchigiano Claudio Freddi, 54 anni, lavora nel settore petrolifero, è scampato per caso al disastro dell’Airbus. All’ultimo momento un contrattempo sul lavoro l’ha costretto a rimanere in Brasile, salvandogli la vita. «Lunedì alle 13.30 - racconta la moglie Nerina Bianchetti -, quando ho ascoltato la notizia al Tg1, mi sono sentita crollare il mondo addosso. È stato il quarto d’ora più lungo della mia vita, non sapevo cosa fare, stavo per chiamare la Farnesina. Poi mi ha telefonato: aveva rimandato l’imbarco».
Il suo nome era nella lista passeggeri, su quell’aereo però non è mai salito.
«È in Sudamerica per una compagnia petrolifera di servizi. C’è stato un problema, la mattina aveva annullato la prenotazione. Si erano verificati ritardi nel cantiere, problemi con le perforazioni. “Grazie a Dio non sono su quel volo - mi ha detto -. Dì ai ragazzi che sto bene”. Con me c’erano i nostri figli: Giacomo, 14 anni, e Andrea, 10. Erano ammutoliti. In quei quindici minuti davvero non sapevamo cosa pensare».
Era già successo che Claudio cambiasse volo senza avvisare?
«Sì, diciamo che al 90% sarebbe dovuto essere su quel velivolo, tuttavia era già accaduto molte volte che un contrattempo sul lavoro gli avesse fatto cambiare piano. Per fortuna è avvenuto così anche stavolta».
Dovrebbe rientrare domani, con la stessa compagnia aerea?
«Arriverà a Roma giovedì pomeriggio, poi qui a Falconara. Lo aspetto tranquilla, a casa. Comunichiamo via Skype, è quasi sempre irraggiungibile, sono 30 anni che gira il mondo: è stato in Nigeria, Congo, Angola, Gabon. Con compagnie molto meno affidabili dell’Air France, mai mi sarei aspettata che potesse cadere un loro aereo».
Quanti voli ha effettuato, in tutta la sua vita?
«Almeno un migliaio. Da quando si è laureato ha sempre dovuto spostarsi».
È vero che nel ’96 è finito in mezzo alla guerriglia, in Nigeria?
«Fu bersaglio di un assalto di gente del posto, assieme a francesi e ad altri africani scappò per 2-3 giorni, nella giungla. Fu ritrovato dai colleghi, finì tutto bene».
Ha evitato la sciagura, ora opterà per viaggi in nave?
«Non credo. Mio marito è sempre stato una persona molto ottimista, fiduciosa. Dall’Africa alla Russia si è sempre mosso in aereo, continuerà a farlo. In un mese percorre tratte così lunghe anche per 3 volte».


Con che stato d’animo sta seguendo le notizie sull’Airbus?
«In altri disastri mi sentivo angosciata, mai però come stavolta. Mi sono immedesimata tanto nella tragedia dei passeggeri, come se a bordo davvero ci fosse stato anche mio marito».

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