"Ha sdoganato la comicità nel nostro '900"

Lo scrittore Giuseppe Culicchia: "Era giudicato a torto un genere minore"

"Ha sdoganato la comicità nel nostro '900"
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Aveva poco più di vent'anni quando lesse Il bar sotto il mare, Giuseppe Culicchia, e ricorda quel momento come "un'illuminazione". Tanto che oggi, da scrittore, traduttore, saggista e direttore della Fondazione Circolo dei Lettori, ricorda Stefano Benni non solo con grande amore, ma come una delle trasformazioni chiave della letteratura italiana di quegli anni.

Perché è stato importante Stefano Benni?

"Perché ha sdoganato in Italia un tipo di scrittura che fino a quel momento non era stata né colta né apprezzata: la scrittura comica. E questo nonostante proprio l'Italia abbia una grande tradizione comica, basti pensare alla commedia dell'arte o al lungo passato di testi satirici e umoristici. Ma, soprattutto dal dopoguerra in poi, nel Novecento dallo scrittore si pretendeva impegno. Perciò chi scriveva testi umoristici sembrava appartenere a una letteratura minore".

L'impatto di Benni invece fu tutt'altro che minore.

"Le sue prime raccolte di racconti erano divertenti in modo straordinario e tuttavia questo non impediva che riprendessero una serie di generi letterari che lui stravolgeva a modo suo facendo di ogni suo libro una operazione molto raffinata. Chi all'epoca considerò la scrittura di Benni come minore ha dovuto quindi solo ricredersi. Del resto, per rifarci a un precedente illustre, il cinema di Totò è stato rivalutato soltanto in seguito: all'epoca la critica storceva il naso. Quel che è paradossale è che questo snobismo verso la comicità è stato a lungo coltivato proprio in Italia, un Paese che si presta sia al trattamento comico che grottesco".

I lettori lo amarono subito.

"Perché ha lavorato tantissimo per il suo pubblico. Anche per ridare dignità a una forma di trasmissione della scrittura che passa attraverso l'oralità: faceva molti reading, anche accompagnato da musicisti".

Il suo ricordo di lettore?

"Ho riso tantissimo con lui. In particolare ricordo che lessi Il bar sotto il mare in un momento in cui ancora non traducevo Bret Easton Ellis, ma lo leggevo ed ero innamorato dell'autore di Meno di zero. E c'è un racconto, mi pare che il titolo sia California crawl, che fa il verso al minimalismo americano che Ellis incarnava alla perfezione. Il racconto è ambientato a Los Angeles, a bordo piscina, e contiene tutti gli stereotipi del genere: abbronzature, cocaina, alcolici e surfisti. Benni riusciva a farti ridere anche prendendo in giro quello che amavi".

Ha lasciato eredi?

"Benni è Benni, faccio fatica a trovare qualcuno sulla sua scia.

In ogni caso, credo che i giovani oggi abbiano qualche problema con la comicità e con l'umorismo: il politicamente corretto ha fatto sì che tutta una serie di temi e personaggi su cui si poteva ridere siano di fatto proibiti e contenuti da forme di autocensura".

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