(...) dei modi, la rabbia psicotica che aveva dentro. E così ha colpito il padre, anzi il patrigno, Luciano Paganetto di 77 anni, più volte e con una lama da 40 centimetri. Lo ha ucciso senza pietà e avrebbe tentato di fare fuori pure la madre, Angela Gambale, 70 anni, in quell'alloggio popolare di «Arte» sulle alture di Pegli. Un modesto appartamento di via Ungaretti 60 interno 3. La donna si è salvata soltanto perché è stata in grado chiamare prima la Pubblica Assistenza locale e poi il 113. Quando gli agenti lo hanno immobilizzato lui si è girato e l'unica frase che ha ripetuto altre volte è stata: «Sparatemi, voglio farla finita». Ieri mattina, intorno alle 10, una volante della polizia è intervenuta dopo pochissimi minuti e gli agenti hanno disarmato l'energumeno in un battibaleno. L'omicida avrebbe ammazzato il patrigno e ferito l'anziana madre perché lo avevano sgridato per l'ennesima volta. Lui voleva starsene tutto solo in casa. Si voleva preparare qualcosa da mettere sotto i denti in cucina, mentre i genitori lo esortavano a uscire per fare una passeggiata. E così, a metà mattinata, non ci ha pensato più di tanto. Ha arraffato in un cassetto accanto al lavandino un coltellaccio da cucina. Ha urlato. Si è diretto verso l'anziano e ha cominciato a colpirlo. Una furia inarrestabile. Uno, due, tre colpi mortali. I primi sono stati inferti alla schiena. Gli altri sul davanti e sul fianco. E ancora altri. Un totale di quindici fendenti. Sangue dappertutto. Il 77enne lo ha implorato di fermarsi, ma lui niente.
Ha continuato fino a quando l'anziano ha respirato per l'ultima volta tra le sue braccia. Nel frattempo Angela Gambale ha preso il telefono. Ha composto il 118 e ha chiamato aiuto. I vicini di casa hanno udito le urla e il trambusto. Pure loro hanno avvertito le forze dell'ordine. Per fortuna nei paraggi c'era la volante con gli angeli custodi dell'anziana madre che sono intervenuti immediatamente, anche grazie alla segnalazione dei volontari, che erano intervenuti poco prima. Il «ragazzone» alla vista degli agenti ha quasi tentato di togliersi la vita e non riuscendovi ha chiesto agli agenti di essere ucciso. Nel frattempo ha lasciato perdere la donna e ha tentato di rivolgere quella lama da 40 centimetri, ancora sporca di sangue, verso il suo cuore. Quando i poliziotti lo hanno praticamente bloccato, lui era ancora lì accanto al cadavere del patrigno. E' stato trasportato all'ospedale Villa Scassi di Sampierdarena in stato di arresto. Mentre diceva ancora frasi sconnesse. Da tempo si era rifiutato di assumere gli psicofarmaci per la grave forma di schizofrenia.
«Ivano non sopportava il carattere scontroso di mio marito - ha poi raccontato Angela Gambale - e loro due litigavano spesso. Mio figlio era convinto di non essere malato. Era reticente a seguire le terapie e non obbediva a Luciano. Quando ho sentito le urla ero in camera da letto. Mi sono alzata e ho trovato Ivano che colpiva mio marito con un coltello.
Laltro giorno a Molassana. Ieri a Pegli. Genova: città di tragiche storie familiari.
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