HA VENDUTO VENTICINQUE MILIONI DI DISCHI

Barba incolta, occhiali a specchio, il cappello schiacciato su una cascata di capelli lunghi. E poi quella voce satura, annebbiata da sigarette e rock’n’roll, che fa il segreto di chi quella musica la vive veramente. Nessuno, messo così, potrebbe sperare di passare un colloquio di lavoro. Ma questa è una conferenza stampa e questo è Kid Rock, e dopo venticinque milioni di dischi venduti, insomma, il lavoro viene visto sotto altra luce. Difatti, il rocker di Detroit può permettersi di dire: «Che i giovani scarichino pure la mia musica da internet: tanto, ormai sono ricco sfondato». Kid Rock (vero nome Robert James Ritchie) è passato da Milano per raccontare il suo ultimo successo discografico - Rock'n'Roll Jesus (Warner Music), uscito già da qualche mese, beneficiato da un alto gradimento in classifica - e per dimostrare che, quando come oggi l'esistenza gli dice bene, è possibile anche tirarlo fuori dal suo Michigan, dove trascorre, dice lui, una «onesta vita di provincia». Sul palco, Rock promette di rispettare il piglio genuino del suo disco: «È un buon periodo per me - spiega -. Certo, quella marea di informazioni là fuori potrà confermarvi tutto e il suo contrario: che io sia una rockstar tossica, così come sia il padre single e premuroso di un figlio quindicenne». Artista maledetto o buon americano di provincia, o forse entrambi, Kid Rock ha sfornato un disco dove ne ha per tutti: dagli «avvocati bastardi» ai «religiosi che sono lupi travestiti da agnelli» (Amen), fino alla sua ex moglie Pamela Anderson (Half your age) per la quale ha una sola battuta: «Il matrimonio sullo yacht a Saint Tropez? Ero ubriaco, non ricordo nulla». Per la musica, invece, sono solo parole d’oro: «Vent'anni fa facevo il dj nei quartieri neri di Detroit. È lì che ho cominciato a legare brani hip-hop a brani di rock classico come Sweet Home Alabama. La stessa operazione la realizzo in questo disco. E d’altronde, questa era la regola dei grandi bluesmen neri che ho sempre ammirato, come John Lee Hooker: contaminare».

Sull’America che lo aspetta al ritorno, una battuta che sembra deludere le platee politicamente corrette: «Che vinca Obama o McCain, sarà il mio presidente e lo supporterò al 100%. Il prossimo Natale per me sarà il terzo in Irak: mi esibirò per i soldati. Loro obbediscono e rischiano la vita: è tutto quel che so».

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