Halliday, il leone con il vizio del rock

Per antonomasia è l’Elvis francese, gran rocker e viveur con impulsi d’autodistruzione. Johnny Halliday, 63 anni, ex adolescente smarrito in un mondo d’adulti che non sognano più, è una star che non si fa dimenticare. Con la tournée negli stadi del 2003 ha conquistato un milione di spettatori, con quella dell’anno scorso identico successo, stavolta nei teatri. Presto tornerà in Italia (dove fu popolarissimo con la moglie Sylvie Vartan), intanto pubblica da noi il cd e il dvd Flashback Tour, carismatico documento del concerto dell’estate scorsa al Palazzo dello Sport di Parigi. 24 anni dopo i suoi ultimi show al Palais, Halliday torna con senso della spettacolarità intatto e la stessa potenza di voce, oggi più roca, ghignante, dai toni di solenne dignità. L’album raccoglie 18 brani, tra cui la classica Que je t’aime (hit in Italia come Quanto t’amo) cantata in coro da tutto il pubblico; ci sono le chitarre dai riff iperrockeggianti di Gabrielle e Ce qui ne tue pas nous rend plus fort, gli accenti da chansonnier di Marie, la versione francese di Dietro l’amore di Cutugno, le inedite La loi du silence (anche questa ritmatissima), Parole del silenzio, Seul au beau milieu d’un lac e La quête, tratto dalla commedia di Brel L’homme de la Mancha.

Aggressivo e tenero, guascone e attore (ottimo in L’uomo del treno) anche sul palco, Halliday fa convivere la sua debordante personalità con l’anima di Elvis, James Dean, Brassens e Brel nella cui disperazione credette di vedere un’anima rock. Nel dvd lo show integrale con chicche come Proud Mary dei Creedence, Le penitencier (ovvero House of the Rising Sun) e Honky Tonk Women degli Stones.

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