Hamelin, cercasi pifferaio magico

La cittadina tedesca di nuovo invasa dai ratti 700 anni dopo, come nella favola dei Grimm. Il mestiere dell’acchiappatopi torna alla ribalta. L'offerta: un euro per ogni roditore ucciso

Hamelin, cercasi pifferaio magico

Topi a migliaia. Un’invasione come settecento anni fa, quando la cittadina tedesca di Hamelin fu costretta a chiamare un pifferaio dalle doti incantatrici, per liberarsi da quel flagello. Così Hamelin finì nella leggenda, quella del Pifferaio magico, fiaba senza lieto fine, anzi dall’esito cupo e sanguinario. Oggi gli abitanti hanno bisogno di un nuovo incantatore: il professionista assunto dal comune non basta, da solo, a fronteggiare l’emergenza. La situazione non è tragica come allora, ma c’è chi, in consiglio comunale, cerca di attirare volontari con una cifra simbolo: un euro per ogni ratto ucciso, pur di salvare la città.

Un mestiere a prova di crisi. L’acchiappatopi, anche nella Germania di oggi, è un mestiere a prova di crisi. Si spera che i metodi del nuovo pifferaio siano meno drastici che in passato: la leggenda, poi tramandata dai fratelli Grimm, racconta che intorno al tredicesimo-quattordicesimo secolo (nel 1284 per i Grimm, nel 1376 secondo le ricostruzioni più recenti) Hamelin chiamò un pifferaio magico, che, suonando, attirò tutti i topi nel fiume Weser. A lavoro concluso, però, le autorità cittadine non mantennero i patti e decisero di non pagare il pifferaio. Decisione che costò molto cara: il suonatore si vendicò incantando tutti i bambini della città, che lo seguirono lontano e non tornarono mai più nelle loro case. Oggi agli acchiappatopi non è offerta una cifra astronomica, ma in municipio c’è chi dispensa consigli sul mestiere: raggrupparsi in squadre di un centinaio di persone, disporsi a cerchio e stanare i ratti da aiuole e altri possibili nascondigli; poi colpirli con un bastone. Una violenza che ha scatenato l’indignazione delle autorità berlinesi in ambito veterinario e sanitario. Ma i fautori dell’iniziativa, come Henner Schmidt, politico cittadino di lunga data, non si fanno intimorire, anzi: “Chi desidera guadagnare di più – ha spiegato al Times – dovrebbe ottenere il permesso di diventare cacciatore professionista”.

Emergenza e marketing. L’appello allo straniero salvatore può sembrare esagerato, e qualcuno sospetta che, dietro, ci sia il tentativo di farsi pubblicità, in occasione dei 725 anni della leggenda del pifferaio. Anche perché Hamelin ha fatto dei ratti un piccolo marchio, con pagnotte a forma di topolino create nelle panetterie, il tour del pifferaio e perfino un musical. Ma in città smentiscono l’interesse di marketing e sono andati alla ricerca delle cause di questa presenza poco gradita: tutta colpa – a quanto pare – della raccolta differenziata, che fa sì che molti buttino gli avanzi di cibo negli scarichi, attirando centinaia di roditori.

E così – dicono – i prati ai margini della città sono diventati un banchetto e i branchi di topi, che prima erano al massimo una trentina, sono diventati più di duecento. Ogni coppia può generare fino a duemila eredi in un anno: visto il precedente poco rassicurante, forse è meglio prevenire, che dover curare.

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