Hamilton brucia ancora Alonso e le due Ferrari

L’inglese in pole, lo spagnolo a nervi tesi: «Le Rosse mie avversarie per il titolo? No, ormai sono staccate... Il problema è Lewis»

nostro inviato a Indianapolis
A volte una battuta illumina più di mille discorsi. «Per Fernando ne serve uno buono... ma buono buono», si sussurra nel paddock. Nel senso di psicologo, psicoterapeuta, guru o quant’altro che sappia tranquillizzarlo, tenerlo calmo, fargli capire che vabbè, sarà anche il campione in carica, ma non è la fine del mondo se un debuttante lo umilia ad ogni gara. Missione, francamente, difficile. Per questo serve uno psicoterapeuta buono... molto buono.
Perché i nervi di Fernando sono tesi e la mascella volitiva si fa schumacheriana tanto è pronunciata per via della rabbia e della delusione. Lewis Hamilton, per la seconda volta di fila, scatta infatti dalla pole e per la seconda volta lo fa su una pista mai vista prima. Più che una prestazione, una sberla inferta al compagno. Che infatti sorride come a dire «ma in che mondo vivono questi?», quando gli domandano chi sia il suo rivale per il titolo: la Ferrari o il compagno? «Ovvio, è Lewis, è già da un po’ che siamo più forti delle Rosse. Ma in gara sarò molto aggressivo, lui farà bene a temermi», ribatte mentre Hamilton, per la prima volta, puntualizza e mette a tacere la storia infinita del paragone con Tiger Woods. «Io sono Lewis Hamilton», si scalda, «e lui è Tiger Woods, io corro in F1, lui gioca a golf. Non esiste paragone. Punto».
Mentre Lewis precisa e Alonso prova a capacitarsi di quella pole sfilatagli dal compagno proprio all’ultimo, Felipe Massa, terzo davanti a Raikkonen, fa il bilancio della grande delusione ferrarista: «Certo, è andata meglio che in Canada e la seconda fila non è un disastro, siamo più vicini, però non è questo che conta: conta stargli davanti, per questo non posso essere soddisfatto. Al ritorno in Europa, prima del Gp di Francia, ci saranno due settimane in cui lavorare molto per trovare la velocità che ci manca. Perché qui l’assetto della macchina era a posto, ma non è bastato. Comunque io resto fiducioso, io non mollo mai, sarà battaglia in gara e vediamo che impatto avranno le nostre strategie...». Prolisso come sempre Raikkonen: «In fondo non è andata male, ci aspettavamo più o meno questa posizione, vediamo le strategie in gara».
Nell’attesa, Hamilton confessa di aver urlato nel casco «quando il team mi ha detto ‘sei primo’...

perché la seconda pole è meglio della prima, perché ho visto che nel team sventolava la bandiera ‘Lewis avanti così’, perché non avevo mai visto questa pista e qui l’esperienza è tutto, perché Indy e le sue tribune sono spettacolari, perché non avevo neppure l’assetto perfetto, perché il motore delle libere aveva problemi e ho temuto per quello da qualifica e gara, perché alla prima curva mi difenderò da Fernando senza fare stupidate, perché lui è stato per tutto il week end il più veloce...». «Già», sorride a fatica Fernando, «sempre il più veloce tranne che nel momento giusto. Però in gara mi giocherò tutto: qui voglio vincere io». Altrimenti, meglio trovare uno specialista buono... molto buono.

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