Nostro inviato a Valencia
Lewis sorride a tutti, «Hi, how are you», tutto bene, piuttosto come sta lei signor Hamilton, o meglio: come stai, visto che la faccia da bambino e i suoi 22 anni invocano un tono confidenziale. Lewis di preconcetti, di barriere, di barricate ne ha superati tanti in questi vorticosi dieci anni; da quando conobbe Ron Dennis, da quando, ragazzino, si presentò al suo cospetto dopo una vittoria in una garetta e disse «Salve, scusi, io un giorno vorrei correre per lei mr Dennis». E allora vinci, gli rispose il patron inglese; e lui vinse, vinse ovunque Lewis Hamilton, primo pilota di colore nella storia della F1.
«Lo so, sono perfettamente consapevole di aver fatto qualcosa di storico, però, credetemi, senza la mia famiglia, senza questo aiuto costante e lappoggio incondizionato della McLaren, non ce lavrei mai fatta».
Sarà per questa prima battaglia vinta, sarà per lincoscienza figlia delletà e dellambizione, ma Lewis non fa quasi caso al compagno che si ritrova in squadra. «Mister Alonso», lo chiama la prima volta, quasi non avesse confidenza, e mister Alonso potrebbe essere per lui quello che fu Schumacher per Verstappen (negli anni Benetton) e per molti altri piloti compagni del grande tedesco: un demolitore, un rivale capace di rovinarti la carriera per via della sua indiscussa forza e supremazia in pista e in squadra. «Capisco la domanda, ma sto vivendo una fase in cui nulla mi spaventa, anzi, lidea di avere Alonso come riferimento non può che stimolarmi. Non avverto pressione e poi sono fatalista: a 22 anni ho una grande opportunità e la sfrutterò fino in fondo. Un giorno il mio obiettivo sarà quello di vincere il mondiale, ma adesso devo essere realistico e pensare solo a sfruttare un compagno così forte e importante. Diciamo che il mio obiettivo, questanno, è annullare il divario che ho con Alonso».
Hamilton ha già capito tutto: nei test fatti prima di Natale è stato subito tra i più veloci, «non ha sbagliato proprio nulla» confida patron Dennis. «Sono molto amico di Felipe Massa spiega ancora Lewis e lo scorso anno abbiamo parlato spesso. Quando gli domandavo di Schumi e del loro rapporto, mi raccontava di tutte le cose che stava imparando. Ecco, io voglio fare lo stesso con Alonso...». Lo sa che Nico Rosberg dice che lei è talmente competitivo da fare a gara anche quando mangia? Ride: «Io e Nico ci conosciamo dai tempi dei go-kart, in effetti, ci capitava spesso di sfidarci anche nel mangiare la pizza.
Poi arriva Alonso, è il suo turno: guarda Hamilton, gli sorride e gli rifila una bella pacca sulla spalla per allontanarlo dal tavolo. Gesto daffetto e simpatia o piccolo avvertimento?
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