Hanks, vacanza in coda allo stadio

Silvia Kramar

da New York

St. Tropez pullula di star americane come Paris Hilton, le Hawaii non sono da meno con Ben Stiller. Le ville degli Hampston proteggono invece la privacy di Steven Spielberg e di Renée Zellweger e nei ranch del vecchio West americano altri attori come Val Kilmer si divertono a fare i cowboy.
Ma lui, Tom Hanks, il protagonista de Il Codice da Vinci e il vincitore di due oscar, quest'estate è andato controcorrente e si è creato una vacanza alternativa. In onore del suo cinquantesimo compleanno, il protagonista dell'indimenticabile Forrest Gump ha lasciato a Los Angeles il suo jet privato e ha imbarcato un gruppo di amici su un camper affittato per due settimane. Intendiamoci, non era una roulotte di quelle tipiche delle famigliole americane che a migliaia, ad agosto, invadono come cavallette i parchi nazionali e i camping di Yellowstone, ma un super camper di quelli usati dai gruppi rock nelle loro tournée americane. Un mostro di metallo lucido, del valore di mezzo milione di dollari, con tutti i comfort possibili e immaginabili.
In questo viaggio da perfetto americano della middle-class, Hanks si è portato dietro i suoi amici più cari: anche il regista Ron Howard, appena ha sentito la notizia, si è imbarcato di corsa su un aereo e ha lasciato la Francia per seguire Hanks nel suo tour del baseball americano. Sette le città visitate, sette gli stadi dello sport più popolare degli Usa. Da Baltimora a Detroit, Cleveland e Cincinnati, l'attore si è comperato i biglietti facendo la coda, è andato a sedersi tra il pubblico e si è finalmente goduto in pace il suo sport preferito. Di giorno il camper viaggiava alla ricerca di piccoli parchi pubblici, dove i passeggeri potevano giocare in pace a baseball, sfidandosi come ragazzini.
«Da ragazzino» ha spiegato infatti Hanks a un reporter che non lo lasciava in pace «vendevo noccioline e bibite fresche nello stadio Alameda Coliseum, a Oakland. Ma dopo un po’ smisi perché troppe volte mi avevano derubato e non facevo un centesimo. Ma la mia passione per la squadra dei Dodgers è rimasta».
Così, a cinquant'anni, Hanks ha finalmente realizzato il suo sogno. Insieme a Howard, che l'ha diretto nel Codice da Vinci, Hanks si è portato dietro anche l'attore Dennis Miller, famoso per essere il presentatore dello show televisivo Saturday night live. È stato quest'ultimo ad ammettere che Tom Hanks, pur facendo la coda ai botteghini degli stadi, aveva usato «le sue conoscenze» per organizzare una partita tra la squadra di St.Louis e quella dei Browns, due dei più popolari team americani.
«L'anno scorso, per via del lavoro, mi ero perso tutta la stagione» ha proseguito Ron Howard, «Così quando Tom mi ha invitato non ho resistito e sono corso da lui». Lui e Hanks avevano anche lavorato insieme sul set di Apollo 13, ma la loro amicizia è quella profonda di due uomini che si capiscono senza parlare.
C'è chi dice che, a bordo di quel camper, i due abbiano anche progettato il prossimo film.
«Macchè» ha messo le mani avanti Hanks, «Abbiamo solo giocato. Dopotutto era la nostra vacanza».
Miller, che era cresciuto a Pittsburg, era l'unico del gruppo a tifare per i Pirates, creando una gioiosa rivalità su un camper che praticamente non si è mai fermato.
Quando i media si sono accorti di questa vacanza alternativa di una delle star più amate di Hollywood, era già troppo tardi. Il camper argentato, coi vetri fumé e la televisione satellitare, stava già rientrando a Beverly Hills.


Scendendo, Hanks ha sorriso vittorioso, come se stesse uscendo dalla navicella Apollo, «Era un segreto. Siamo riusciti a passare inosservati sotto i radar dei giornalisti». Un'altra piccola vittoria per questo attore che non sembra mai sbagliare un colpo.

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