«Hanno rapito mio figlio di 5 anni»: l’assurda messinscena di una turca

Stefano Vladovich

«Hanno rapito il mio bambino». Ma è tutto inventato. Protagonisti di questa storia una straniera, T.M., 24 anni turca e suo figlio, 5 anni, usato dalla donna per vendicarsi e incastrare così due vecchie «fiamme». Tutto comincia l’altra sera con una chiamata al 112. La giovane è preoccupata perché non vede il bimbo dal pomeriggio. Marco, chiamiamolo così, alle 14.30 di mercoledì è in cortile, in un caseggiato popolare di Lavinio Stazione, Anzio. Ma all’ora di cena di lui nessuna traccia. Circostanza, questa, che ricorda in maniera agghiacciante la sparizione a Ostia di Simeone Nardacci, 8 anni, massacrato dai pedofili. Partono le ricerche, a cominciare da via del Leone, quartiere «Lo Zodiaco», dove Marco viene visto per l’ultima volta. Gli uomini della stazione locale e del nucleo operativo della compagnia di via Marconi setacciano la costa ma del piccolo nessuna traccia. Una pista la suggerisce la madre: «L’hanno preso dei miei connazionali residenti a Nettuno». Quattro curdi sarebbero i principali sospetti. Il movente? Apparentemente nessuno. Questa la principale stranezza in un’indagine che fa acqua da tutte le parti. I carabinieri rintracciano e interrogano gli stranieri. «Non hanno negato di conoscere il bambino - spiegano i militari - ma hanno respinto ogni accusa. Ognuno di loro ha un alibi di ferro. Nelle ore precedenti la scomparsa erano altrove». La donna insiste. Sembra convinta del coinvolgimento di almeno due dei quattro, con i quali aveva avuto una relazione sentimentale. Passano le ore, Marco sembra davvero svanito nel nulla. La sua foto viene diffusa ovunque mentre una trentina di carabinieri mettono a soqquadro la cittadina. I curdi fanno capire che la donna ha un comportamento dubbio; di contro lei punta sempre l’indice sui due ex. Motivo del rapimento? Un diverbio, un litigio avvenuto la mattina stessa al rientro da una gita a Roma sul treno per Nettuno. Nel frattempo vengono controllate tutte le abitazioni abbandonate e i centri di aggregazione di Anzio e Lavinio. Lo spiegamento eccezionale di forze dell’ordine produce gli effetti sperati: una mamma dice di ricordare il bambino e di averlo visto in strada fino al tardo pomeriggio ancora vicino casa. Mentre vengono interrogati tutti gli abitanti del condominio in via del Leone e nelle strade intorno, gli investigatori bussano alla porta di un nigeriano. Il giallo è alla soluzione: alla vista della foto del bimbo l’uomo spiega che Marco è lì. I militari lo trovano che dorme tranquillo. L’uomo racconta di aver conosciuto la curda due settimane prima e che quel pomeriggio la donna si era presentata da lui verso le 15 chiedendo di tenerle il bambino per alcune ore. Il nigeriano cerca di riportarle il figlio ma la donna non è in casa. Nel frattempo compra la merenda e cucina la cena.

In attesa della madre, Marco si addormenta sul divano e l’uomo lo sposta sul letto. La mamma viene denunciata per simulazione di reato, procurato allarme, calunnia e abbandono di minore. Marco è stato affidato, per il momento, a un centro d’accoglienza.

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