da Londra
Di nuovo nel suo «Regno», accolto da eroe e allo stesso tempo trattato da nemico. Il principe Harry è tornato a casa ieri su un aereo della Raf insieme ad altri 170 soldati, tre dei quali gravemente feriti. «Avrei preferito restare con i ragazzi - ha sorriso - ma non vedo lora di fare un bagno». Ad aspettarlo, il padre Carlo e il fratello maggiore William. Si è consumato così, senza accoglienze ufficiali, il suo frettoloso rientro anticipato dall'Afghanistan causato dalle fughe di notizie dei giorni scorsi. Il velivolo su cui viaggiava è atterrato all'aeroporto di Brize Norton nell'Oxfordshire alle 11.29. Subito dopo aver toccato il suolo di quell'Inghilterra che non ama, Harry si è fatto strada verso il terminal degli arrivi portando con sé il suo kit da soldato. Dopo un'ora e dieci minuti ha lasciato l'aeroporto insieme al padre e al fratello. «Sono sollevato che mio figlio sia tornato sano e salvo - ha dichiarato il principe Carlo - anche se mi sento particolarmente frustrato dal fatto che sia stato rimosso prima del tempo in maniera così inaspettata». Anche Harry è sicuramente deluso. In un'intervista rilasciata quando si trovava ancora nella regione afghana di Helmand aveva dichiarato di amare quello che stava facendo perché si trattava del suo sogno di bambino: «Non mi va di restarmene seduto nei dintorni di Windsor» aveva spiegato. Già ieri, il Daily Telegraph rivelava l'intenzione del secondogenito di Carlo e Diana di far ritorno al più presto in prima linea, ma si tratta un'ipotesi alquanto remota visti i rischi a cui andrebbero incontro lui stesso e i suoi commilitoni. Eppoi, a leggere i giornali di ieri, il fronte casalingo nel quale il principe dai capelli ginger ha fatto ritorno non sembra essere meno caldo di quello di Helmand. Gli estremisti islamici gli hanno dichiarato guerra aperta e lui è diventato l'obiettivo principale del terrorismo. Il Times pubblica messaggi inviati sul forum di un sito legato ad Al Qaida, denominato al-Ekhlaas, in cui si incita alla decapitazione del nipote di Elisabetta, da filmare e poi inviare alla Regina. Notizie in lingua araba e fotografie di Harry in servizio sul fronte di guerra sono state aggiunte in molti siti di jihadisti: «Nulla spezzerà il cuore a sua nonna quanto perderlo - diceva un messaggio - cari fratelli in Allah continuate a tentare di rapire questo prezioso infedele». La ferocia di queste dichiarazioni destinate a generare uno stato di eccezionale allerta in tutto il Paese, non devono peraltro sorprendere. Quando ad Harry fu impedito di recarsi in Irak fu proprio il fattore estremismo a venir preso maggiormente in considerazione. A nessuno sfuggì quale enorme successo sarebbe stato per il terrorismo riuscire a colpire la famiglia reale inglese che adesso, secondo un portavoce dei Talebani citato dal Times «è direttamente coinvolta nell'aggressione contro il popolo musulmano». L'accoglienza del principe da parte dell'establishment e dei media nazionali è stata a dir poco trionfale. Il primo ministro Gordon Brown l'ha descritto come un soldato esemplare e anche i tabloid avvezzi a sbatterlo in prima pagina mentre si trascina completamente ubriaco fuori da qualche locale alla moda, gli hanno restituito una verginità da eroe senza macchia e senza paura: «Ma io non sono un eroe, gli eroi sono le migliaia di soldati al fronte» si è ribellato Harry. Va detto però che l'operazione d'immagine non rispecchia quello che pensa di Harry l'opinione pubblica inglese. Nella pagina delle lettere al direttore del Times erano stati pubblicati sette commenti e soltanto uno era positivo. E Victor Bradley, ex comandante di fanteria nella Seconda guerra mondiale, si diceva «sdegnato per l'irresponsabilità delle autorità che avevano permesso ad Harry di andare in prima linea» aggiungendo che mai l'avrebbe voluto nel suo distaccamento.
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