La mostra di Edward Munch, al Vittoriano fino al 19 giugno, non ha larticolazione e la completezza di quella davvero memorabile di 19 anni fa, tenutasi a Roma a Palazzo Braschi. Tuttavia, ha il merito di dare di Munch unimmagine più corrispondente alla complessità della sua opera di artista, spesso e volentieri identificato nellautore de Lurlo, un quadro certamente epocale ma che è solo un aspetto della sua arte, dominata da uno strenuo sperimentalismo. Il curatore Oivind Storm Bjerke, anche autore di un lucidissimo saggio contenuto nel catalogo edito da Skira, ha giustamente puntato su una selezione di pittura e di grafica che privilegia levoluzione di Munch, dagli inizi impressionisti al simbolismo fino a una sorta di pre-espressionismo per giungere, negli ultimi trentanni della sua vita, a un modernismo formalista originale ma non privo di radici nella cultura francese.
Nato nel 1863 vicino a Cristiania (lodierna Oslo), Munch si forma alla scuola di Christian Krohg, il maggior pittore norvegese, il cui rigoroso naturalismo non gli impedisce di guardare a Parigi. Lallievo è attratto dallarte degli impressionisti e, daltra parte, nel 1883 ha avuto a Oslo lopportunità di vedere alcune opere di Gauguin, che avrà su di lui una grande influenza. Il primo viaggio a Parigi nel 1885 gli apre orizzonti nuovi con la scoperta, fra gli altri, di Manet, le cui suggestioni sono evidenti nel Ritratto di Karl Jensen-Hjell in mostra. Ma ama ancor di più Gauguin e Van Gogh, impressionisti atipici, che sente più vicini per lintensità delle loro esperienze esistenziali.
Munch confesserà: «Sono stato impressionista allinizio, ma a causa dei miei brucianti conflitti spirituali ed esistenziali la scrittura impressionista non mi bastava più. Dovevo cercare unespressione per ciò che agitava il mio spirito». Uno spirito inquieto e inquietante, dominato dallangoscia, dalla solitudine, dal sesso, dalla morte, ma che non riduce mai la sua pittura allautobiografia. Opere come Notte, Malinconia, Il bacio, tutte in mostra, sono espressione di un artista che traduce la sua angoscia esistenziale in una pittura simbolica e misterica di altissimo livello.
Ha ragione il curatore della mostra quando sottolinea che Munch è un precursore non solo dellespressionismo, come si è sempre detto, ma anche dellinformale e dellespressionismo astratto. In realtà, egli ci spiazza sempre e ci impedisce di definirlo in qualche maniera. In mostra opere come Modella parigina o Boulevard di Parigi ci rivelano un artista che nella luminosità cromatica ci fa pensare a Toulouse-Lautrec o a Bonnard. La verità è che Munch ha un mondo espressivo assai ricco, frutto non solo di esperienze esistenziali ma anche di una grande cultura letteraria, oltre che pittorica, che gli permette di cercare sempre la forma adatta a esprimerlo. Una forma dove il non finito è una scelta precisa sia sul piano stilistico in senso stretto sia su quello dei contenuti, ricchi sempre di una peraltro feconda ambiguità.
Lambiguità dei quadri di Munch è quella dellesistenza umana, dove realtà e mistero convivono senza che mai luno prevalga sullaltra.
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