Henriquet si difende: «Non sapevo della morfina»

Henriquet si difende: «Non sapevo della morfina»

Piero Pizzillo

Tanto rumore per nulla. Certamente non sarebbero scattate le manette ai polsi del professor Franco Henriquet, benemerito fondatore dell’associazione Gigi Ghirotti, che da anni presta assistenza ai malati terminali e sostegno alle loro famiglie. Anche se nel corso della perquisizione nei locali della «Onlus» da parte dei carabinieri del Nas, quando fu trovato in un armadio un sacchettino con due scatole di morfina e cinque o sei di gardenale (farmaci abitualmente utilizzati per lenire i forti dolori) uno dei militari non si stancava di ripetere: «per queste cose si va in galera». Come a voler minacciare l’arresto, ha detto Henriquet ieri pomeriggio poco prima di entrare , con l’avvocato Massimo Boggio nell’ufficio del pubblico ministero Francesco Pinto che lo ha indagato per detenzione di sostanze stupefacenti. «Certamente - ha aggiunto il direttore della Ghirotti, non mi aspettavo un provvedimento del genere». «Chiariremo - ha interloquito il legale - la posizione del professore, che è aldilà di ogni sospetto, in quanto la detenzione è un reato che presuppone la consapevolezza di detenere». L’incontro con il magistrato è durato non più di mezz’ora. «È stato un colloquio tranquillo - ha detto al’uscita il medico - comunque mi sono avvalso della facoltà di non rispondere». Il legale ha aggiunto che «è stata presentata una memoria che chiarisce la situazione, e che il pm ha compreso che si è trattato di un fatto del tutto accidentale e che adesso valuterà quanto scritto nel nostro documento».
Ebbene, in quattro paginette sono sviscerati i fatti a partire dall’inizio dell’inchiesta avviata alcuni mesi fa in relazione alla presunta truffa delle bombole di ossigeno per malati terminali, commessa ai danni della Regione, in seguito alla denuncia dei parenti di un paziente deceduto che continuavano a ricevere a casa bombole di ossigeno. Le indagini portavano all’iscrizione nel registro degli indagati di due farmacisti e di altrettanti fornitori.
Il 24 settembre La Repubblica - Il Lavoro titola: «Truffa all’ossigeno, i carabinieri alla Ghirotti. Due medici indagati - sequestrati documenti - estranea l’associazione». Henriquet scrive al direttore, chiedendo la la rettifica perchè in quella data non era stato effettuato alcun sequestro di documenti.

La perquisizione in effetti c’è stata ma il giorno 28, quando per caso i militari scoprirono il sacchettino portato dai parenti di un paziente deceduto, che per errore degli stessi conteneva, tra i farmaci non utilizzati e che potevano servire per altri malati, anche quelli che sono classificati come stupefacenti, «che la Ghirotti non ha mai dispensato, perchè vengono prescritti e somministrati da medici appartenenti alle strutture sanitarie pubbliche». «Il professore - argomenta Boggio - non era a conoscenza dell’involucro con le confenzioni incriminate, quindi non deteneva».

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