Un confronto con «momenti molto duri». E, alla fine, un compromesso. La delegazione di sindacalisti ed ex dipendenti di Ama Senegal riparte per Dakar senza un euro, ma con in tasca un impegno della Spa capitolina che dovrebbe permettere la chiusura del contenzioso economico con i lavoratori. Lincontro della delegazione senegalese con il presidente di Ama Giovanni Hermanin e con lad di Ama International Domenico Tudini era stato sul punto di saltare. I vertici della Spa capitolina sostenevano di essere stati ingiustamente chiamati in causa per la morte di decine di dipendenti della sfortunata filiale africana, ma dopo un comunicato con cui il segretario romano dellUgl, Luca Malcotti, escludeva responsabilità dirette della società in tal senso, Ama ha fatto marcia indietro. Doveva essere un rapido confronto, ma è durato ore. Di fronte alle contestazioni dei lavoratori, Ama ha «girato» le responsabilità al governo di Dakar per il mancato rispetto del protocollo dintesa siglato tra la nazione africana e la società italiana per «chiudere» la disastrosa esperienza di internazionalizzazione. «Nonostante laccordo firmato tra Ama Senegal e lo Stato africano - spiega Hermanin - questultimo non ha ottemperato a una serie di cose che hanno portato alla situazione denunciata dai delegati sindacali africani». Così, pur non ritenendosi «responsabili», i vertici dellazienda romana indicano la strada per risolvere il contenzioso con un ritocco al protocollo: «Rinunciamo a quanto ci spetta per la cessione del ramo dazienda per i prossimi due anni a condizione che i soldi vengano destinati immediatamente al pagamento degli stipendi e dei relativi contributi per i lavoratori di Ama Senegal».
Malcotti incassa ma resta in guardia. «Alla fine - commenta - la mobilitazione ha portato a un risultato. Peccato che Ama respinga le proprie responsabilità: è inaccettabile che la Spa abbia detto di non voler pagare direttamente i lavoratori nel caso in cui non vada a buon fine la richiesta al governo africano di destinare ai dipendenti i soldi a lei dovuti per la cessione del ramo dazienda». Peraltro, insiste il sindacalista, «Ama ha trattenuto dalle buste paga dei dipendenti africani i soldi per i contributi, ma non li ha mai versati, mettendo in atto unappropriazione indebita».
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