Sulla Concordia trasformata in inferno, brulicante di persone impegnate a seminare la morte, c'è anche chi non si è fatto prendere dal panico.
Come Omar Brolli studente di Misano Adriatico in provincia di Rimini che prima di tutto ha pensato a sua nonna e altri tre disabili. Il personale della nave era troppo impegnato a salvare se stesso per prendersi cura dei quattro anziani e allora lo ha fatto lui. Nei minuti convulsi del disastro non li ha persi di vista, fino a quando non li ha caricati sulla scialuppa di salvataggio: «Sono stati momenti drammatici - ha raccontato - ci dicevano di stare fermi e invece i dipendenti già indossavano i giubbotti di salvataggio. Informazioni lacunose e poca assistenza. Alla fine ognuno ha agito come ha potuto». Lui no, però: ha fatto di più.
Come gli uomini del reparto operativo Aeronavale di Livorno della Guardia di Finanza, che hanno tirato fuori dalla pancia della nave già inclinata due anziani. La Guardacoste G104 Abruzzi era in navigazione tra l'isola del Giglio e Porto Santo Stefano, quando ha captato l'allarme della Costa Concordia.
La squadra è stata la prima a raggiungere il luogo del naufragio - racconta il tenente colonnello Italo Spalvieri - ed è stata nominata «unità coordinatrice di zona». La scena è parsa subito drammatica: la nave era già inclinata e dietro ad un oblò ormai all'altezza della linea di galleggiamento l’unità ha visto due anziani dallo sguardo terrorizzato: l'acqua sfiorava già il loro viso. La squadra allora ha calato in mare un piccolo gommone e si è avvicinata alla nave. Non avendo altre soluzioni, gli uomini hanno impugnato un'accetta e, a turno, hanno sferrato una serie di colpi contro l'oblò, fino a romperlo completamente. Così, con le mani insanguinate per i graffi hanno afferrato i due pochi attimi prima che l’acqua li ingoiasse. Gli anziani sono stati strappati letteralmente dalla pancia della nave attraverso lo spazio dell’oblò.
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