«Ho creato la Lega con l’Umberto, torno a Roma per ordine suo»

da Milano

Il segreto del successo della Lega Nord? «Mai mulà», certo, come dice Umberto Bossi. Soprattutto, però, vedere il bicchiere mezzo vuoto. Senza tralasciare lo Spirito Santo. Parola di Giuseppe Leoni, che la Lega l’ha fondata con il Senatùr, «l’Umberto» come lo chiama lui. Dice cose così: «Ma quale successo. In provincia di Varese abbiamo il 30 per cento. Significa che il 70 per cento degli elettori non ci vota».
Intanto però la sinistra dice che bisogna copiare il modello Lega.
«Adesso sono tutti leghisti. Il modello Lega è sempre quello, solo che prima facevano finta di non vederlo, adesso lo scoprono».
All’inizio eravate voi a copiare la sinistra, puntando a un radicamento sul territorio che apparteneva al vecchio Pci.
«Una volta c’erano due grandi scuole: quella del Pci, che sfornava politici preparatissimi, e quella della Dc, gli oratori. Adesso che nessuno va più in Russia a imparare la politica, né negli oratori, ho la presunzione di pensare che la mia scuola avrà successo. Se sarà così, fra cinque anni il nostro 8 per cento sarà il 16».
Qual è la sua scuola?
«Le 74 regole di San Benedetto».
Prego?
«Umiltà, pragmatismo, gioco di squadra, il rapporto di amicizia deve prevalere sulle liti...».
Un Carroccio benedettino. È sicuro?
«Guardi me e l’Umberto. Sin dall’inizio siamo seduti su un tandem. Lui guida la bici, io pedalo dietro. Dovrebbero farlo tutti».
Lo fanno?
«Purtroppo no. Questa storia dei ministri, per dire. I vari Calderoli, Castelli, Maroni, dovrebbero farsi da parte e lasciare il posto agli altri che pedalano da anni».
Che fa, rivendica?
«Non parlo di me. Poco tempo fa Roberto Castelli, che era mio capogruppo al Senato, mi ha detto che noi eletti di Varese siamo troppi. Io l’ho preso come un invito a farmi da parte e così ho fatto: ai superiori si porta rispetto».
Sarà, però è stato rieletto.
«La sera prima della chiusura delle liste mi chiama l’Umberto e dice: “Non vedo la tua candidatura, ti voglio il lista”. Capirà che se chiama il padreterno...».
Comunque ora vi votano anche gli operai.
«Gli operai ci hanno sempre votati. E anche i muratori. La verità è un’altra».
E qual è?
«Una volta dal pulpito i preti dicevano: votate Dc. Poi la Dc è scomparsa e han preso a dire: votate le persone, cioè gli ex Dc sparsi nei partiti. Fino all’ultima: votate i valori. Adesso qualcuno diceva: speriamo che lo Spirito Santo illumini gli elettori. Ecco, è andata così».
Questa suona un po’ blasfema.
«C’è molto da fare. Siamo solo all’inizio. Dobbiamo prendere il 70 per cento, come il Sudtirolervolkspartei o l’Union valdôtaine».
E come si fa?
«Bisogna svuotare i bacini attigui».
Tipo il Pdl?
«Lega e Forza Italia sono due cose diverse, come miscelare l’olio e l’aceto».
Però siete alleati da sempre.
«Lo ha deciso l’Umberto, che decide la strada».


Lui e Silvio Berlusconi vanno d’accordo.
«Con l’Umberto è facile andare d’accordo, è goliardico e leale».
Sui posti di governo ha alzato il tiro.
«Dice che il coltello dalla parte del manico lo abbiamo noi, e se lo dice il capo è vero».

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