«Ho deviato per evitare i pedoni» Spuntano un video e due testimoni

Una telecamera ha ripreso due «ombre» che attraversavano l’incrocio

Due sagome che attraversano la strada. Un’immagine sfocata, ma potrebbe bastare. E poi, due testimoni. Le prime conferme alla versione di Marco Trabucchi - al momento l’unico indagato per l’incidente di corso di Porta Vittoria - arriva da una telecamera, e dal racconto di due passanti.
La ripresa non è quella della videocamera installata sopra l’incrocio in corso di Porta Vittoria, ma un’altra. A circa duecento metri in direzione del centro, all’altezza dell’ufficio postale. Lontana, quindi, dal luogo dell’impatto, ma orientata nella direzione giusta. I fotogrammi andranno «ripuliti» proprio a causa della distanza, ma già a una prima visione - in attesa di verificare se altri apparecchi abbiano inquadrato il momento dell’impatto - sembrano accreditare la ricostruzione fatta da Trabucchi. Perché, in effetti, si intravedono «due ombre». Così le definiscono gli investigatori. Sagome che fanno supporre che due persone stessero attraversando la strada nel luogo in cui il Suv ha scartato, andando ad occupare la corsia preferenziale e tagliando la strada all’autobus poi terminato contro il tram che arrivava in direzione opposta. Proprio come sostenuto da Trabucchi nel corso del primo interrogatorio davanti al pm Cecilia Vassena, versione ribadita anche ieri mattina durante un secondo faccia a faccia col magistrato. «Ho visto due persone che passavano col rosso, dovevo evitarle».
E non è l’unico elemento che avvalora il racconto dell’indagato. Perché ai quattro testimoni oculari individuati dagli investigatori nel giorno dell’incidente, se ne sono aggiunti altri. In totale, per ora, sono una decina. Di questi, almeno due confermano di aver visto una coppia di pedoni attraversare corso di Porta Vittoria nel momento in cui stava arrivando il Suv. Di quei pedoni, tuttavia, non c’è traccia. E difficilmente si presenteranno in Procura. In ogni caso, la posizione di Trabucchi - 38 anni, procuratore sportivo per alcune squadre di calcio, per il quale allo stato resta valida l’accusa di omicidio colposo - potrebbe alleggerirsi se dovesse emergere un concorso di colpa. Utile, in questo senso, saranno la prima relazione tecnica sui filmati, che sarà consegnata al pm Vassena dagli investigatori del Nucleo radiomobile della polizia municipale solo martedì prossimo, e la perizia che è stata disposta per stabilire la velocità non solo del Suv, ma anche dell’autobus.
Ieri, al termine dell’interrogatorio, Trabucchi ha lasciato il tribunale ancora sotto choc, ma ha iniziato a rendersi conto di quanto è accaduto. «Non ho parole - ha detto soltanto -, ve lo potete immaginare. Sono distrutto per quel che è successo. È stata una circostanza allucinante però capisco che su quella macchina c’ero io». «Sta elaborando la tragedia - spiega uno dei suoi legali, l’avvocato Vinicio Nardo -, per ora è solo un ricordo legato a un’immagine. Per il resto i dettagli sono scarnissimi. Nel giorno dell’incidente non aveva capito la dimensione della tragedia. È molto addolorato per le vittime e manifesta la volontà di poter fare qualcosa per loro».

Come andarle a trovare in ospedale, o presentarsi al funerale della donna rimasta uccisa a bordo dell’autobus. Un desiderio a cui - con ogni probabilità - dovrà rinunciare. In strada, la figlia della vittima è chiara. «Meglio che non si faccia vedere».

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