"Ho fermato io la tassa sugli immigrati"

Berlusconi chiarisce che lo stop non l’ha dato Fini: "Ho firmato il no appena saputo dell’emendamento". Poi replica al Pd: "Agghiacciante avere un’opposizione così". Sì alle intercettazioni anti corruzione

"Ho fermato io la tassa sugli immigrati"

nostro inviato a Cagliari
In privato l'ha definito «un esercizio di pazienza». Perché «la coalizione ha bisogno di essere compatta», in vista delle elezioni sarde di febbraio e della più corposa tornata di giugno, ma pure perché il governo ha davanti «appuntamenti decisivi» come la riforma della giustizia e la presidenza del G8.

Così, aprendo la campagna elettorale di Cappellacci, lo sfidante di Soru alla presidenza della Sardegna, Berlusconi preferisce sfumare il più possibile: «Non c'è nessun punto di diversità con Fini». Il premier, infatti, condivide nel merito la lettera al Corriere della Sera in cui il presidente della Camera elenca i «sei punti» da cui partire per riformare la giustizia. Nei quali, dice Berlusconi, «non c'è nulla di diverso rispetto alla bozza del governo». Insomma, nessuna distanza né sulle intercettazioni, perché «Fini ha fatto presente che devono continuare a essere un mezzo per arrivare a scoprire i reati compiuti», né sul fatto che la corruzione sia inquadrata come reato contro la pubblica amministrazione, tanto che sul punto «c'è un preciso riferimento nel disegno di legge» del governo. Eppoi, aggiunge il Cavaliere, «prima di mandarla al Corriere il presidente Fini ha molto cortesemente inviato il testo della lettera al ministro Alfano».

Qualche ora dopo, concluso il comizio insieme a Cappellacci, sarà ancora più chiaro. «La corruzione è solo uno tra i reati contro la pubblica amministrazione e non abbiamo mai messo in discussione che per questi casi si possa intercettare», spiega lasciando intendere che saranno probabilmente esclusi altri reati, come il peculato o la malversazione. Con un corollario di non poca importanza: «Con la riforma sulle intercettazioni si volterà pagina e, come accadeva prima dell'89, a fare le indagini saranno polizia e carabinieri e non più i giudici». «Con tempi - conclude - che saranno drasticamente ridotti».

Infine un'apertura al Pd. «Le decisioni limitative della libertà del cittadino - spiega Berlusconi accogliendo di fatto la proposta del ministro della Giustizia ombra, Tenaglia - non dovranno più essere prese da un solo giudice ma da tre magistrati insieme».

Se sulla giustizia la sintonia con Fini c'è e si vede, ben diversa è la situazione sul fronte immigrazione. Le parole del Cavaliere, seppure sottotraccia, si portano infatti dietro gli strascichi dello stop all'emendamento del Carroccio arrivato venerdì dal presidente della Camera. Un intervento che il premier non ha affatto gradito perché, ha chiosato in privato, si trattava di un semplice emendamento in Commissione sul quale, peraltro, non c'era nemmeno il via libera del governo. Insomma, «non si capisce la ragione per cui Fini sia intervenuto». Così, non è un caso che Berlusconi polemizzi con quei giornali che «dicono che c'è stato un no al governo». Perché, spiega, «quando ho letto il testo della proposta ho di mio pugno firmato il mio no consegnandolo alla mia segretaria » che ha informato i nostri parlamentari. Per questo, «i rappresentanti del governo in Commissione lo hanno accantonato».

Un discorso che ha un significato piuttosto chiaro: non è stato Fini a bloccare l'emendamento come riportano i giornali. D'altraparte, che tra i due un po' di freddo ci sia lo testimoniano anche ambienti di An molto vicini al presidente della Camera. Che, raccontano, cita spesso l'intervista di Alessandro Campi uscita qualche giorno fa su IlTempo. «Berlusconi - spiegava il direttore della fondazione FareFuturo - non è il padrone del Pdl. Se il nuovo partito non cambia An rischia il suicidio politico». E Fini con i suoi non nasconde di pensarla così.

A Cagliari - seguito da Bonaiuti, Valentini, Comincioli, Cicu, Floris- ilCavaliere parla anche di Alitalia e attacca il Pd che «ha definito agghiacciante la situazione» della compagnia di bandiera. «Agghiacciante - chiosa - è avere un'opposizione di questo tipo». Poi, spazio alle cose sarde, con qualche battuta su Soru («lui l'anti-Silvio? Ma non scherziamo, sono qui solo perché amo la Sardegna») e una piccola contestazione al comizio quando cinque o sei ragazzi lo interrompono fischiando («noi non ci sogneremmo mai di disturbare una libera manifestazione, è questa la differenza»).

La promessa in vista delle elezioni di febbraio è che «il governo si impegnerà a sostenere la Sardegna». Con grande soddisfazione del Partito Sardo d'Azione che - da sempre nell'area del centrosinistra - questa volta - grazie, tra gli altri, ai buoniuffici di Testoni - appoggerà Cappellacci.

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