Roberto Cavalli, lei, oltre che stilista, era amico di Michael Jackson.
«Certo, gli ho parlato per l’ultima volta dieci giorni fa. Mio figlio cercava il biglietto per i suoi prossimi concerti di Londra. Così ho chiamato Grace, l’assistente di Michael, che poi me lo ha passato».
E cosa vi siete detti?
«Pochissime parole: mi disse che avrebbe trascorso due mesi a Londra ma che in quel momento era negli Stati Uniti. Tra l’altro lui parlava con tono bassissimo, quasi sussurrato».
Ma che tipo era?
«Una persona dolcissima, quasi ascetica. Molto fragile senz’altro. Viveva in un mondo delicato e quasi rarefatto».
Che cosa diventerà?
«Un mito. Al livello di Elvis».
Come i Beatles?
«No, i Beatles sono su di un altro piano perché hanno cambiato la storia. Jackson è come Madonna o, appunto Elvis: uno dei pochi che sopravviveranno per sempre».
È stato processato per pedofilia.
«Ma io non ci ho mai creduto. A me Michael è sempre sembrato piuttosto un asessuato, una persona scollegata dalle pulsioni sessuali. Mi parlava dei suoi figli, lo faceva con una sensibilità straordinaria. Qualche volta siamo anche andati a cena insieme».
L’ultima volta?
«L’anno scorso a Las Vegas, dove trascorreva gran parte del suo tempo. Eravamo soli, lui e io. Abbiamo parlato di tutto, quella sera».
Era ossessionato dalla chirurgia estetica.
«Aveva una pelle bianca come un foglio di carta. E poi quella specie di parrucca nera, il nasino microscopico: in effetti ormai faceva un po’ effetto guardarlo in faccia».
Quando vi eravate conosciuti?
«Anni fa. Una delle prime volte, guardò gli stivali da cowboy che avevo ai piedi e se ne innamorò subito. Mi diceva: “wonderful, fantastic”. Allora io gliene mandai dieci paia, tutte di camoscio nero».
Lei lo vestì anche per il World Music Awards del 2006, praticamente l’ultima esibizione dal vivo di Michael Jackson.
«Sì ci vedemmo anche qualche giorno prima per concordare i vestiti. Preparammo per lui tre look speciali. Ci teneva a quella serata all’Earl’s Court di Londra. E alla fine scelse una giacca preziosissima, era bella e pazzesca».
E poi?
«Lui arrivò in ritardo. Salì sul palco ma non cantò neanche. Ballò e basta.
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