«Ho perso l’aereo», ci casca pure Lavezzi. Ma è un film già visto

Mamma ho perso l’aereo, presidente ho perso il passaporto. È sempre la solita solfa, ormai i vertici del calcio europeo dovrebbero averci fatto il callo. Il campionato si ferma un paio di settimane per le qualificazioni mondiali, i sudamericani volano oltreoceano, riassaporano per qualche giorno l’aria di casa e, quando è il momento di tornare in Italia e di salutare mammà, sono sempre dolori. Succedeva quasi matematicamente ad Adriano, ci è passato persino il fenomeno Leo Messi. Indimenticabili i ritardi di Maradona, mentre - sempre per pura casualità - quando si avvicinava il carnevale la sveglia di Edmundo si rifiutava sistematicamente di suonare e puntualmente il brasiliano non poteva che salutare con la manina: bye-bye Firenze, resto a Rio. Questa volta, invece, è il turno di Ezequiel Lavezzi.
Il fantasista argentino arriverà a Napoli soltanto oggi, a differenza dei compagni di squadra Gargano e Zuniga. Reduce dalla trasferta in Uruguay con la nazionale, ha chiamato a Castelvolturno spiegando di non potere rientrare coi compagni. «Ho perso il passaporto», la scusa con il quale il calciatore ha motivato il suo ritardo, conscio o meno di avventurarsi in una particolare casualità: in occasione della penultima trasferta sudamericana per gli impegni delle nazionali il suo connazionale Datolo era incorso nella stessa disavventura. Rientro posticipato di 24 ore, quasi scontato che salterà la partita contro il Bologna, matematica l’irritazione del presidente De Laurentiis, con il quale l'argentino ha sempre avuto un rapporto tormentato. Un po’ come quella volta in cui, durante una conferenza stampa, disse, evidentemente irritato per la richiesta di aumento di ingaggio del calciatore: «Ci siamo attrezzati per fare a meno di Lavezzi. Non ci ha fatto mica andare in Champions League o in Europa League; ha fatto 7 gol e non 27... Cosa vuole?». Non bisogna proprio sforzarsi per immaginare quale sarà la reazione di De Laurentiis (e del tecnico Mazzarri) questa volta.
Perché la tribuna resta l’unica arma con cui le società possono difendersi. Non ci ha pensato due volte nemmeno Guardiola davanti al ritardo dell’idolo del Nou Camp, Leo Messi. Lo scorso inverno, davanti alla stampa, il tecnico ha usato la carota per giustificare l’argentino, di ritorno dalle vacanze natalizie: «È giusto che Messi stia per un po’ di tempo tra la sua gente e che le sue vacanze siano state abbastanza lunghe. Per quanto mi riguarda non vedo nessun problema». Poi ha sfoderato il bastone e ha spedito il campione in tribuna il giorno dopo.
Indimenticabile invece, il ritardo di Ronaldinho e Robinho nel 2007. Secondo la ricostruzione fatta allora dal quotidiano verdeoro o’Globo, i due avrebbero partecipato a una festa fino alle prime ore dell’alba. Non solo: ad organizzare la notte brava sarebbe stato proprio Robinho. A un certo punto della serata Robinho si sarebbe anche reso protagonista di una singolare richiesta alla security del locale: 40 preservativi.

L’ex giocatore del Real Madrid avrebbe abbandonato la discoteca alle 5 del mattino, mentre Ronaldinho si sarebbe intrattenuto fino alle 11 del giorno seguente per poi dileguarsi con la complicità del suo entourage e nascondendosi nel bagagliaio dell’auto. E chissà quale scusa si sono inventati quella volta...

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