Roma

«Gli ho sparato perché copriva i ladri delle mie ruspe»

Stefano Vladovich

«Tu sai dove sono finite le mie ruspe, parla o t’ammazzo». L’incontro fra Salvatore Cutuli, 38 anni di origine catanese, e A. C., 56 anni di Ardea, era cominciato così, con una serie di accuse che quest’ultimo aveva lanciato contro il proprietario di uno sfasciacarrozze di zona, colpevole, secondo il primo, di coprire il furto di mezzi meccanici per centinaia di migliaia di euro e che lo aveva messo in ginocchio.
Una vicenda, del resto, che lo tormenta da giorni, tutti passati alla ricerca della refurtiva. Inutilmente. La storia: Tor San Lorenzo, sono passate le 16.30 di lunedì scorso. All’appuntamento davanti ai cancelli di un magazzino di legname, al chilometro 39 della via Laurentina, c’erano altre 2 persone. Ma a imbracciare il sovrapposto, un fucile da caccia calibro 12, è solamente l’imprenditore, titolare di una ditta di «movimento terra» a conduzione familiare. L’uomo, a dir poco inferocito, dopo aver discusso per qualche minuto con Cutuli, estrae l’arma ben coperta nel bagagliaio della sua auto, la carica con due cartucce a pallini e spara contro il siciliano, a pochi metri da lui. «Dopo aver fatto fuoco per ben due volte - spiega il capitano Antonio Marinucci, comandante della compagnia dei carabinieri di Anzio - ha avuto il tempo di ricaricare e sparare ancora». Una rosata di piombo, a quel punto, centra Cutuli alla schiena facendolo crollare a terra in un lago di sangue. Fuori di sé per l’accaduto, il cinquantenne sale in macchina e fugge a tutta velocità. Sul posto restano due testimoni. «Non siamo stati in grado di fermarlo - spiegheranno agli uomini del nucleo operativo di Anzio e delle stazioni di Ardea e Marina Tor San Lorenzo -. Appena ci siamo resi conti che Salvatore era stato colpito abbiamo chiesto aiuto al 118». Mentre i sanitari fanno l’impossibile per bloccare l’emorragia e trasportare il ferito grave al San Camillo a bordo di un elicottero, i carabinieri si precipitano a casa del sospetto numero uno. L’uomo, sconvolto, non riesce a negare l’evidenza e si lascia ammanettare. In caserma gli esperti eseguono la prova stub sulle mani di tutti gli indiziati per scoprire chi dei tre avesse sparato. Il recupero della carabina stringe definitivamente il cerchio sull’imprenditore. Ma a mettere la parola fine sulla vicenda la confessione, sofferta, avvenuta all’alba di ieri: «Quando me lo sono trovato davanti non c’ho visto più - spiega l’accusato ai carabinieri e al magistrato della Procura di Velletri. Ero sicuro che Salvatore sapesse chi mi ha rubato i camion -. Rappresentano il lavoro di una vita, 40 anni di attività spariti in un soffio».
Stazionarie le condizioni di Cutuli, operato per un polmone perforato e altre lesioni alla testa e al torace. «Per il momento - concludono gli inquirenti - A.C.

è accusato di tentato omicidio, quanto basta per finire in carcere».

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