«Abbiamo sbagliato i toni della campagna». Letizia Moratti è «pronta» a rimettersi in gioco. La strada per il ballottaggio comincia in salita, ma dopo gli attacchi all’avversario o ai pm ammette che lei e il centrodestra hanno alzato i toni, «forse per il troppo amore per Milano». Il dato alle urne «è inequivocabile» ora «voglio rafforzare la collaborazione con tutte le forze moderate che hanno bisogno di essere rigenerate, di tornare a credere nel futuro». Dunque la Moratti apre «una fase nuova di attenzione e dialogo con tutte le forze moderate di questa città». Una porta aperta a Fli e Udc. Alla domanda se Berlusconi sia d’accordo con questa strategia, Moratti ha replicato: «Rispondo alla mia coscienza e ai miei concittadini prima di tutto. Questa è la posizione che ho scelto». Riflessioni che arrivano dopo una giornata convulsa, di vertici politici, incontri con lo staff.
Per ribaltare il risultato del primo turno e vincere la partita delle comunali, la Moratti richiama l’ex braccio destro Paolo Glisenti, sacrificato 2 anni fa su pressing dei partiti per evitare il commissariamento di Expo. Sarà lui a guidare la campagna per il ballottaggio. E la Moratti ha chiesto a ministri, sottosegretari, onorevoli e deputati Ue la massima presenza sul territorio nelle due settimane clou prima del 29 e 30 maggio. Arruolati anche i passati amministratori, dall’ex sindaco Gabriele Albertini a Ombretta Colli per una campagna quartiere per quartiere. Se il centrosinistra è galvanizzato da un ballottaggio che parte con lo sfidante Pisapia in vantaggio 48 a 41,5 e ha già prenotato piazza del Cannone il 27 maggio per il concerto di chiusura con Jovanotti, Ligabue e Irene Grandi, il centrodestra si prepara a sparare fuochi d’artificio. Non in senso letterale. Nessun comizio o raduno nazionale, ma una campagna basata tutta sul territorio come ha concordato il sindaco nel breve incontro ieri mattina col premier Silvio Berlusconi. E neanche sparate. La parola d’ordine circolata in mattinata all’incontro con i comunicatori della Sec (e con cui nel pomeriggio ha sciolto la collaborazione) è abbassare i toni. Basta polemiche e accuse, tantomeno su episodi che risalgono a trent’anni fa come faccia a faccia su Sky. E ribadita nel vertice a casa Moratti nel pomeriggio con lo stato maggiore del Pdl che prepara di nuovo gazebo e manifesti. «Gli elettori hanno dato un segnale e lo abbiamo ricevuto - ammette il ministro Gelmini -. L'obiettivo è spiegare tutto quello che la Moratti ha fatto nei 5 anni. Non mettiamo in dubbio Pisapia quanto le sue alleanze, Sel che è il suo partito, i comitati non Expo, il Prc. Un’alleanza eterogenea non in grado di garantire i risultati dell’alleanza di centrodestra». A preoccupare, concorda il coordinatore regionale Mantovani, non è Pisapia «un moderato» ma la sua coalizione «troppo estremista, parleremo soprattutto della città e di cosa potrebbe capitare».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.