La holding del riciclaggio delle auto di lusso rubate

La Mobile ha arrestato 13 persone che gestivano un giro di motori e ricambi tra Italia e Grecia E il capo rubava anche nelle case

La holding del riciclaggio delle auto di lusso rubate

Stefania Scarpa

Rubavano auto di grossa cilindrata, le smontavano e rivendevano i pezzi di ricambio più costosi. Talvolta le macchine venivano immesse nuovamente sul mercato nazionale. Altre, invece, venivano spedite a Brindisi dove venivano imbarcate per la Grecia. L’organizzazione è stata sgominata dalle agenti della squadra mobile, che ieri notte hanno arrestato 13 persone.
«Ho lo sportello di una Bmw nuova da verniciare». Questa la frase che usavano gli appartenenti alla banda quando avevano una macchina rubata da smontare e i suoi pezzi da «piazzare» sul mercato. Dodici romani e un romeno sono finiti in manette al termine di un’indagine avviata alla fine del 2004: tutti dovranno rispondere di associazione per delinquere finalizzata al furto e al riciclaggio. Tredici «manovali» a servizio di due capi, Sergio De Rosa, 54 anni, e Oreste Bianchi, 50, gestori di autodemolitori rispettivamente al Casilino e al Flaminio. Le due organizzazioni lavoravano in parallelo e avevano attuato un piano che prevedeva quattro fasi: il furto dei veicoli di grossa cilindrata, l’occultamento delle auto in un capannone, lo smontaggio e il riciclaggio delle parti più costose. Trecento i motori sequestrati. I pezzi venivano rivenduti tra i mille e i duemila euro. Se fossero stati immessi sul mercato i motori sequestrati avrebbero fruttato alle organizzazioni tra i 450 e i 500mila euro.
L’inchiesta è partita in seguito ad alcuni controlli. I poliziotti a fine 2004 bloccarono 4 auto che risultarono rubate e reimmatricolate a nome di Fabrizio Pintucci, romano di 44 anni. Gli inquirenti scoprono che è lui l’uomo che acquisisce dai carrozzieri le richieste di pezzi di auto. Pintucci lavorava come manutentore di impianti di climatizzazione in un centro di stoccaggio europeo di una casa automobilistica tedesca che si trova in zona Tiburtina. La professione gli consentiva di avere accesso a un personal computer attraverso il quale riusciva a scoprire dove erano collocati i pezzi delle vetture che gli servivano. Una volta individuati li rubava. Venti i motori e 70 le turbine rubate con questo meccanismo. Spesso, però, Pintucci incaricava Angelo La Porta, romano di 50 anni, di rubare le auto di grossa cilindrata. Il 50enne si fingeva parcheggiatore nelle piazze del centro cittadino o in zona policlinico Umberto I. Quattordici le auto rubate con questo sistema. Ma La Porta era specializzato anche nei furti in appartamento. L’uomo, infatti, quando si accorgeva che oltre alle chiavi dell’auto nel portachiavi erano inserite anche le chiavi dell’appartamento ne faceva un duplicato. Sei gli appartamenti svaligiati, tutti a Montesacro. I pezzi delle auto rubate venivano poi consegnati ai titolari dei due autodemolitori. Pintucci si serviva anche di un altro canale attraverso inserzioni su un noto settimanale romano di annunci.

I motori delle auto venivano poi immessi o sul mercato nazionale o inviate a Brindisi da dove partivano per la Grecia. Dell’organizzazione facevano parte anche un 77enne, E.G., e un 45enne, A. D., titolari di un autosalone di vetture usate a Pietralata.

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