Hollywood Ci si sposa sempre di meno ma al cinema i matrimoni fanno ancora boom

Nella realtà ci si sposa sempre meno ma a guardare invece i film sfornati recentemente da Hollywood si potrebbe pensare esattamente il contrario. Ce n’è per tutti i gusti, per tutti i generi e per tutti i registi. Tanto che qualche anno fa anche i grandi Ethan e Joel Coen si sono lanciati in una frizzante commedia con George Clooney e Catherine Zeta-Jones, «Prima ti sposo, poi ti rovino», felice parodia dei contratti prematrimoniali d’Oltreoceano.
E se «Un matrimonio all’inglese» di Stephan Elliott con Colin Firth e Kristin Scott-Thomas, storia di una giovane americana dal passato misterioso che sposa in fretta e furia il rampollo di una facoltosa famiglia inglese prima di avere modo di conoscere i futuri, impossibili, suoceri, è ancora nelle nostre sale, solo qualche anno fa Richard Gere e Julia Roberts in «Se scappi ti sposo» di Garry Marshall si riunivano dopo il mitico «Pretty Woman». Lui è un cronista in cerca di scoop che decide di scrivere su una giovane che ama fidanzarsi ma poi muore di paura ogni volta che arriva il momento dell’altare.
Un topos nella storia del cinema fin dalla celebre sequenza finale de «Il laureato» di Mike Nichols in cui Dustin Hoffman si porta via la sposa. Succede più o meno la stessa cosa in «Un amore di testimone» di Paul Weiland con Michelle Monaghan, Patrick Dempsey e Sydney Pollack, uscito lo scorso giugno, dove uno scapolo incallito che disdegna qualsiasi relazione stabile si scopre all’improvviso innamorato della sua migliore amica in procinto di sposarsi. Nominato testimone di nozze farà di tutto per dichiararsi a lei prima che sia troppo tardi.


Così ancora una volta una delle frasi più ascoltate al cinema e meno nella realtà può trovare il suo fondamentale spazio nell’immaginario collettivo: «Se qualcuno ha qualcosa da dire, che parli ora o taccia per sempre».

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