Finito. Chiuso. Kaputt. Il pozzo di San Patrizio delle storie sporche, basate sul sesso, ormai è avvelenato dal frenetico susseguirsi di vicende reali. Lultima intossicazione da verità, andata oltre ogni fantasia, è arrivata da Terminator, quello Arnold Schwarzenegger maritato Shriver (leggi: Kennedy), che doveva tornare in grande spolvero sulla scena internazionale e che, invece, si è giocata ogni chance mettendo incinta la domestica (ma anche altre lavoratrici a ore) e pagandosi le prostitute con i soldi dei contribuenti californiani. Gli americani, tuttavia, salvo rari casi non perdonano e passano direttamente alla damnatio memoriae: così hanno cancellato il testosteronico Arnie dalla lavagna della vita pubblica. Né è lunico ex-governatore Usa a perdere la faccia dietro al sesso: cè pure Eliot Spitzer, già potente governatore di New York, mandato a casa per lo stesso vizietto di Conan il Barbaro (prostitute) e Mark Sanford, ex-governatore del South Carolina (ancora prostitute). E poi, larcinoto fattaccio di Dominique Strauss-Kahn e lultimo episodio di Georges Tron, segretario di Stato francese alla Funzione pubblica, accusato di molestie sessuali e,più indietro, le call girls del campione di golf Tiger Woods: laria è pesante e i media la mettono in circolo con rapidità.
In altre epoche, i produttori di Hollywood avrebbero fatto a gara per aggiudicarsi i diritti di storie così marce e intriganti, ma adesso che il sessomatto tracima, gli studi alzano le braccia di fronte ai troppi casi di personalità così in alto da cadere tanto in basso. E affrontano lestate evitando due lettere: la «R» che la censura Usa affibbia ai thriller erotici e la «A» che accompagna i nudi spinti. Non è che gli hollywooditi - tutta un tratto - siano diventati verginelle pudibonde, però una domanda aleggia sugli studios: il sesso non si vende più? Il fatto è che le vicende sporcaccione nascono e muoiono sui giornali e sui tabloid, per essere rimpallate, giorni e giorni, su Internet. Terminato il ciclo vorticoso del gossip a luci rosse, il caso non interessa più, quindi viene depotenziato per uneventuale sfruttamento sul grande schermo. Certo, se Maria Shriver, moglie divorzianda di Schwarzenegger, scrivesse un libro sulle sue disavventure, le majors scatenerebbero unasta per il copyright. Ma sono lontani due decenni i beati tempi della «Lolita di Long Island», con tre reti televisive americane - Nbc, Abc e Cbc - a contendersi i diritti della storia di Amy Elizabeth Fisher, diciassettenne bomba sexy di New York, che sparò a Mary Jo Buttafuoco, moglie del suo amante Joey. Per la cronaca, la Fisher, dopo qualche anno di galera, è diventata giornalista e porno star: quando si dice lAmerica.
Le storie scandalistiche, insomma, battono la fiacca sul grande schermo, mentre sul piccolo i fattacci riportati dai giornali restano linfa vitale. Lo dimostrano serial tv di successo come CSI e Law&Order, quotidianamente abbeverati al pozzo della cronaca nera. «Data limmediatezza del ciclo di news scandalistiche, ora è bassa la valutazione delle storie su scandali sessuali: è la rete, in realtà, a dirigere il traffico. Un libro sulle storie salaci può durare 6-9 mesi, poi gli editori storcono il naso. Vogliono letteratura,non sfruttare la situazione di qualcuno», spiega a Variety lagente David Vigliano. Lunico progetto sesso&potere rimasto in piedi, a Hollywood, è quello del docufilm di Alex Gibney Client 9, nome in codice con cui lFBI seguiva i maneggi di Eliot Spitz, lex-governatore di New York a capo dun service di squillo dalto bordo, lo «Emperors Club Vip».
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