Cultura e Spettacoli

Hollywood si vergogna del Supereroe liberale...

Esce oggi nelle sale italiane il film su Capitan America. Ma la pellicola oscura i valori liberali che hanno sempre contraddistinto il supereroe...

Hollywood si vergogna  
del Supereroe liberale...

Quello che vedrete al cinema è un Cap normalizza­to. Come se Hollywood un po’ si vergognasse di uno che ancora crede nell’America di Jefferson. Questo Capitan America è un liberale troppo acerbo o disillu­so. Quello vero invece, quello dei comics, non smette di battersi per la società aperta e contro i suoi nemici. Anche quando tra i nemici c’è quello stesso governo che ha servito per tutta la vita. Neppure un vecchio sol­dato come lui pensava sarebbe andata così. Nel 1941 con il suo scudo a stelle e strisce il suo avversario era un buffo ometto con i baffi che i tedeschi si ostinavano a chiamare Führer.

Per il resto del Novecento pensava di godersi la pace. Invece ci mise poco a capire che la battaglia per la libertà, per i diritti civili, per l’individuo contro gli abusi dello Stato non sarebbe mai finita. Quello che Capitan America, la leggenda vivente, la sentinella della libertà, il supereroe più anarco capitalista della storia dei comics non poteva immaginare è la ribellione contro l’ultimo Occidente. Contro un’America che fatica a riconoscere. L’America che«Cap»non riconosce è quella che ha paura. Paura degli attentati. Paura del suo stesso impero. Paura della povertà. Paura della Cina. Paura degli emigrati. Paura di se stessa. Paura dell’individuo. È l’America che costruisce muri alle frontiere. È l’Occidente che in nome della legge vuole schedare tutti i cittadini, li intercetta, li spia, li butta in carcere prima di sapere se un uomo è colpevole o innocente. È l’Occidente che oscura Voltaire e riscopre Rousseau. Il Capitan America più vero è insomma quello di Civil War , la saga sceneggiata da Mark Millar e disegnata da Steve McNiven che racconta la metamorfosi della libertà americana. Quasi un classico per tutti gli amanti del fumetto. Fino a che punto si può spingere il controllo dello Stato sui suoi cittadini? È lecito limitare la libertà degli individui nel nome della sicurezza?

Tutto nasce con il Super Hero Registration Act, che obbliga gli individui dotati di superpoteri a svelare la propria identità. Bisogna schedare i superumani. La legge è chiara: chi non si registra è fuorilegge. Non tutti sono d’accordo. La comunità superumana si divide. È la guerra civile. Spiderman, Devil, Wolverine, Tempesta con i ribelli. E con loro ci sono anche due pezzi dei Fantastici Quattro: la Torcia e la Donna invisibile. Mr Fantastic e La Cosa scelgono i governativi. Famiglie spaccate. Il loro leader è l’illuminato Iron Man. È convinto che i superumani debbano fare il possibile per integrarsi nella società, anche se questo rischia di limitare le scelte e l’autonomia dei singoli. Tra libertà e sicurezza lui sceglie la seconda. E Capitan America? guiderà i fuorilegge. E a qualcuno questo può sembrare davvero strano. Cap è un vecchio patriota. È il nemico dei nazisti. E negli anni del mondo diviso in due è il simbolo della potenza americana contro la minaccia sovietica.

È tutto tranne che un ribelle. A Washington avevano pensato proprio a lui come capo dei governativi. Ma la risposta di Steve Rogers, la vera identità del capitano, è il manifesto dei vecchi conservatori americani, quelli che credono nella sacralità della Costituzione più antica del mondo, quelli per cui i 10 emendamenti sono il baluardo di tutte le libertà, quelli che non hanno paura del terrore, che non vogliono corrompersi l’anima per vivere tranquilli. L’America di Capitan America è scritta nel marmo dei padri fondatori. Ecco perché risponde così: «Capisco che è in gioco la sicurezza nazionale, ma questa legge cancella la libertà degli individui.

Non mi arruolo».

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