Milano- A rendere omaggio all’intera carriera di Edward Hopper (1882-1967), il più popolare artista americano del XX secolo con una grande mostra antologica senza mai precedenti in Italia che comprende più di 160 opere, per la maggior parte provenienti da musei americani, ci ha pensato il Comune di Milano, in collaborazione con la Fondazione di Roma, Arthemiasia, il Whitney Museum of American Art e la Fondation Hermitage di Losanna dove la mostra si trasferirà come ultima tappa.
Alla presentazione della mostra a cura di Carter Foster nella Sala dell’Orologio a Palazzo Marino, sono intervenuti il sindaco Letizia Moratti, l’assesore alla cultura Finazzer Flory, il presidente della Fondazione di Roma Emmanuele Francesco Maria Emanuele, Domenico Piraina, Jole Sena di Artemisia, Carol Troyen (in video conferenza), che con Carter Foster, Sasha Nicholas, Goffredo Fofi, Demetrio Paparoni e Luigi Sampietro hanno realizzato il catalogo di Skira.
Il maggior rappresentante del Realismo statunitense nato in una cittadina sul fiume Hudson, 40 Km a nord di New York, che ha saputo rappresentare contemporaneamente la solitudine dell’uomo moderno e la vita americana colpirà il pubblico anche per la forza delle sue tele colorate e per tutto quell’apparato fotografico, storico e bibliografico in cui viene ripercorsa la storia americana dagli anni Venti agli anni Sessanta: la grande crisi, il sogno di Kennedy, il boom economico.
La mostra sarà suddivisa in sette sezioni seguendo un ordine tematico e cronologico, dalla formazione accademica agli anni in cui studiava a Parigi (in Europa si recò tre volte dal 1906 al 1907, nel 1909 e nel 1910), fino al periodo «classico» e più noto degli anni ’30, 40’ e 50’ per concludere con le intense immagini di grande e medio formato degli ultimi anni. Il percorso prende anche in considerazione le tecniche predilette dell’artista: olio, acquarello, incisione e disegni preparatori, un aspetto non ancora prese in considerazione nelle rassegne a lui dedicate.
Più del 90 per cento delle opere è inedito in Italia. Ma vediamo di approfondire: autoritratti, la formazione e le prime opere fanno parte della prima sezione che celebra la straordinaria mano di Hopper: significativi sono i disegni inediti per il celebre Mornig Sun del 1952 e per il precedente Movie del 1939. Quando si parla di realismo hopperiano non ci si riferisce a una semplice operazione dal vero, ma a una sintesi di immagini e di situazioni colte in tempi e luoghi differenti, resa con taglio cinematografico. L’elaborazione di Hopper dal disegno alla tela la troviamo quella quarta e quinta sezione dove viene celebrata la straordinaria mano dell’artista, mentre nelle due sale successive L’erotismo di Hopper e I concetti essenziali: il tempo, lo spazio, la memoria illustrano il meglio della poetica dell’autore, l’abilità di rivelare la bellezza nei soggetti più comuni divenuti delle vere icone come testimoniano i quadri divenuti veri capolavori Cape Cod Sunset del 1934, Second Story Sunlight del 1960 e A Woman in the Sun, del 1961, vera novità per Milano. Il luogo mediatico per Hopper è sempre stata la strada e le persone sono i protagonisti con la loro vita quotidiana, immortalati come in scanzioni fotografiche, uno standard unico nel suo genere. na vcampagna originale è stata la scelta grafica del lettering del nome dell’artista, ispirata ai cartelli segnaletici con i nomi delle strade americane, riprodotti sovente nei suoi dipinti.
Non va dimenticato che Hopper inizia a lavorare come illustratore pubbblicitario alla C, Phillips & Company. Nel 1910 dopo Parigi si reca a Madrid dove si interessa a soggetti urbani e architettonici nel quale inserisce un unico personaggio isolato. Per la luce si ispira a Rembrandt e recupera la lezione di Manet, Pisarro, Sisley, Courbet. Nel 1913 partecipa all’Armony Show Exhibition of Modern Art a New York e nel 1918 è tra i primi membri del Whitney Studio Club fondato dalla scrittrice ereditiera Gertrude Vanderbilt Whitney. Ammira Turner, Goya, Meryon e John Sloan che lo ispira particolarmente. Parte con i primi acquarelli al Brooklin Museum e i suoi lavori girano il mondo.Jo è la modella delle sue figure femminili. La casa al n.3 di Washington Square nel Greenwich Village di New York, dove Hopper abita dal 1913, diventa la dimora della loro vita.
Sui manifesti della città da
luglio a settembre si leggerà: "Il mio artista preferito?" "Edward Hopper!", lo dicono e lo pensano le donne e gli uomini immortalati su un set fotografico allestito in piazzetta Reale. Cinque i soggetti prescelti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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