Howe fa il Bolt ma perde tempo. La Semenya in forma mondiale

Al meeting di Milano l'azzurro vince i 200 alzando il braccio e sfuma il primato personale. Lamaitre nei cento batte tutta l'Italia

Milano E’ tornata a vincere e non è mai una brutta cosa. Caster Semenya, con quel suo passo da trattore inarrestabile, ha ritrovato la benzina. Aveva battuto in testa nelle ultime due gare, ieri sera il pubblico dell’Arena(quel tanto che la commissione vigilanza ha permesso di far entrare) l’ha seguita, scrutata, ammirata e applaudita, dimenticando tutto quel vociare scomposto che si crea sempre intorno a lei. Rovinata più dai giudizi delle donne che da quelli degli uomini, inseguita dall’acredine delle avversarie, ieri sera non ha trovato difficoltà a lasciarle tutte nella scia. Elisa Cusma ha pagato i suoi veleni volando a terra prima di chiudere la gara, le altre hanno guardato. E Caster ha sfoderato un sorriso e sollevato alto la testa per sentire il dolce applaudire del pubblico e il tremulo gracchiare dell’altoparlante che annunciava un tempo( 1’58” 16) che resterà nell’albo della Notturna di Milano come il crono record degli 80 metri femminili. D’accordo, record del meeting, niente di più. Ma anche questo è un modo per lasciare il segno. Caster si sta preparando per i giochi del Commonwealth. E’ ben avviata, ormai sicura e capace di attraversare la foresta e di tapparsi le orecchie. Sente solo lo sparo dello starter.
Christophe Le Maitre sembrava Gulliver, intorno una selva di saltellanti liliputziani con sfumature d’azzurro. Si, insomma quasi tutta la creme(accontentiamoci) della velocità italiana, il meglio della nostra staffetta medagliata agli europei di Barcellona. E’ finita come doveva: il Bolt d’Europa in progressione facile e dirompente e i nostri a battersi dietro. Unico intruso il nigeriano Emelieze. Il tempo dice che Le Maitre se l’è presa comoda: lui al solito pomposamente presentato come l’unico bianco finito sotto i dieci secondi nei 100 metri, stavolta c’è rimasto abbondantemente sopra (10”18). Intendiamoci, un crono che solo due azzurri (Di Gregorio e Collio) hanno saputo superare nei loro personali. Diverso a livello di regalità mondiale. Ieri sera, serata fresca, venticello leggero, il jet francese ha corso facile, che non vuol dire bene. La pista dell’Arena non deve essere velocissima. Il nigeriano Emelieze ha tenuto testa fino all’ultimo, superato d’un respiro sul traguardo dal “tascabile” Di Gregorio (10”42), seguito dalla schiera dei nostri: Collio, Riparelli, Checchucci, Donati. Mancava Cerreti e c’erano tutti. Commento di Le Maitre: «Corro per divertirmi». Sembra uno slogan, per ora è un marchio di garanzia.
Le gambe meccaniche di Oscar Pistorius hanno fatto ancora spettacolo. Lui così normale e così diverso nel suo correre dietro ai sogni. La gente dell’Arena gli ha dimostrato affetto e simpatia, come tutta la gente del mondo, l’ovazione è stata per lui e la corsa ha dimostrato che il sudafricano si merita tanta attenzione. I 400 metri hanno ritrovato in Nery Brenes, il superman di Costarica, il dominatore della finale del Grand Prix a Bruxelles quando si è mangiato tutti i grandi nomi.

Qui è stato più facile, dietro di lui ha tenuto botta, niente di più, Marco Vistalli, il bergamasco che sa mostrar i muscoli e mantiene alto il suo ruolo di promessa dell’atletica nostra. Tempo non proprio esaltante(46”21) a differenza del 46”48 di Pistorius, agguantato con un rush finale che l’ha posizionato al quarto posto e molto vicino al personale (46”02). A modo suo il migliore in campo.

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