Cultura e Spettacoli

«HUNTER», POLIZIESCO SENZA ETÀ

Complici le festività si ha modo di rivedere Hunter (Retequattro, ore 8,30), una delle serie poliziesche di cui si è parlato meno in rapporto alla capacità di imprimersi nella memoria del telespettatore, soprattutto per l'affiatamento tra la coppia di poliziotti composta dall'ex giocatore di football Fred Dryer nei panni del sergente di polizia Rick Hunter e della deliziosa Stephanie Kramer nelle vesti della collega Dee Dee McCall. Quello che passa sugli schermi di Retequattro è naturalmente l'Hunter anni 80, già familiare al pubblico italiano, firmato da Stephen J. Cannell, portato al successo sul canale statunitense NBC. Come ci informa il Dizionario dei telefilm di Leopoldo Damerini e Fabrizio Margaria, si tratta della terza serie americana con lo stesso titolo, perché di Hunter ve ne era già uno in onda nel 1952 e un altro targato 1977, entrambi trasmessi dalla CBS. Originariamente i due protagonisti formano una coppia di detective che affronta i casi a muso duro nei sobborghi di Los Angeles, trattando i colpevoli con metodi non sempre ortodossi. In seguito il poliziesco smussa certe durezze e trova un maggiore equilibrio tra la parte d'azione e l'intrigante liaison tra i due agenti, mai esplicita ma sempre sottotraccia. In genere gli sceneggiatori americani hanno giuste remore nel mischiare la pista professionale con quella sentimentale, e quando lo fanno usano attenzioni che dalle parti delle nostre fiction vengono meno. Anche in questo caso, particolarmente significativo perché Hunter è una serie prodotta nel lontano 1984, l'accortezza viene premiata perché il rapporto tra i due agenti rimane sempre sul filo della schermaglia ironica, della gelosia ben mascherata, e gli episodi riescono a coniugare con polso fermo i doveri rigorosi dell'indagine poliziesca, i suoi pericoli, il filo logico del percorso investigativo con i battibecchi simpatici e mai esagerati dei due protagonisti, entrambi essenziali alla riuscita del telefilm senza che uno prenda spazio preponderante rispetto all'altro (ulteriore esempio di non facile equilibrio raggiunto da questa serie). Un particolare curioso è che Hunter fu vicino alla chiusura dopo la prima stagione perché subiva la concorrenza schiacciante di Dallas e i risultati dell'audience in America non erano soddisfacenti. Per rimediare e rimontare dovette subentrare un nuovo produttore esecutivo (Roy Huggins), ma soprattutto ci fu una sterzata nell'ambientazione, perché da quel momento le indagini si spostarono negli ambienti altolocati di Los Angeles.

Trovata conferma del fatto che «anche i ricchi spacciano», il pubblico tornò con entusiasmo davanti al video.

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