Per i 46 anni della Betancourt dal cielo ventimila foto dei figli

Il marito le ha fatte lanciare da un aereo sulla foresta dov’è prigioniera

Per i 46 anni della Betancourt dal cielo ventimila foto dei figli

Ventimila fotografie dei figli dal cielo come regalo di Natale e di compleanno. È la scelta di Juan Carlos Lecompte, il marito di Ingrid Betancourt, la franco-colombiana già candidata alle presidenziali del 2002 in Colombia ma vittima nel febbraio di quello stesso anno di un sequestro compiuto dai guerriglieri di ultrasinistra delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). Il giorno di Natale la Betancourt ha compiuto 46 anni in prigionia e il marito ha provveduto a far lanciare sulla foresta, nella zona dove si presume che sia imprigionata, migliaia di foto di Melanie e Lorenzo Delloye, i ragazzi nati dal primo matrimonio di lei.
Grazie al sostegno finanziario del cantante francese Renaud, Juan Carlos Lecompte ha detto di aver sorvolato con un piccolo aereo da turismo i dipartimenti colombiani di Vaupes, Guainia e Guaviare, per spargere le foto della moglie e anche fotografie recenti dei suoi bambini. Circa 22 mila fotografie sono così state lanciate sulla foresta amazzonica del sud della Colombia, su piccoli villaggi indigeni. «Come nelle fiabe per bambini, dicono che Ingrid si trova nella regione di frontiera tra Brasile, Venezuela e Colombia. Ho dunque deciso di fare questo viaggio, spero che sia l’ultimo», ha aggiunto Lecompte.
«Spero che almeno una di queste fotografie finisca nelle sue mani», ha detto Lecompte, ricordando che questo è stato il sesto Natale che sua moglie ha trascorso in prigionia. Non è la prima volta che l’uomo, che non ha mai smesso di impegnarsi per ottenere la liberazione della moglie, attua iniziative di questo genere. Lecompte ha già fatto sapere di tener pronte altre 25mila fotografie di Melanie e Lorenzo, che ha in mente di lanciare nel prossimo febbraio in occasione dell’eventuale sesto anniversario del rapimento. «Ovviamente mi auguro di non doverlo fare», ha detto ieri a Bogotà.
Per lungo tempo la sorte di Ingrid Betancourt era rimasta drammaticamente in dubbio. Solo di recente, con la messa in circolazione di alcune fotografie che la ritraggono in prigionia, smagrita e in catene nella foresta, la sua sopravvivenza a quasi sei anni dal sequestro è stata confermata al di là di ogni incertezza. Da allora le iniziative per giungere alla sua liberazione, oltre a quella di altri ostaggi nelle mani dei guerriglieri, hanno ripreso vigore. Oltre a una forte mobilitazione dei cittadini colombiani, la questione è oggetto di iniziativa politica al massimo livello non solo a Bogotà, ma anche in Francia (vista la doppia nazionalità di Ingrid Betancourt) e in Venezuela: il presidente “bolivarista” Hugo Chavez (che i guerriglieri delle Farc rispettano per le sue inclinazioni marxiste) ha offerto la propria mediazione e il suo omologo francese Nicolas Sarkozy ha avuto anche nel giorno di Natale un colloquio telefonico con lui «per affrontare la questione dei tre ostaggi dei quali le Farc hanno annunciato la liberazione».
Si tratta di Clara Rojas, 43 anni, la donna che nel 2002 si era candidata alla vicepresidenza della Colombia al fianco della Betancourt, del suo figlio di 3 anni Emmanuel, nato in prigionia da una relazione con un carceriere, e della deputata colombiana Consuelo Gonzalez.

Ieri Chavez ha convocato una conferenza-stampa per accusare della mancata liberazione dei tre il presidente colombiano Alvaro Uribe (politicamente assai lontano da lui). «Manca solo la sua autorizzazione», ha detto polemicamente. Gli ostaggi avrebbero dovuto essere liberati il giorno di Natale, ma ciò non è avvenuto. In serata l’ok di Uribe alle modalità proposte da Chavez è arrivato.

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