Lui la punzecchia con frecciatine pepate, lei si lascia prendere in giro come una ragazzina innamorata. Si sorridono, si prendono la mano. Si amano ancora, come cinquant'anni fa, quando pronunciarono il fatidico sì davanti all'altare. Rita e Umberto hanno 75 anni a testa e festeggiano quest'anno le nozze d'oro. La loro storia, lunghissima, è scivolata via veloce tra gli eventi della Milano più nota: quella della famiglia di editori Rusconi, dove lei ha prestato servizio come tata, quella del bar Motta e Alemagna, dove lui ha servito migliaia di caffè ai signori della Milano bene che frequentavano il centro. E quella del banco Ambrosiano. Umberto, che dal bancone del bar è passato dopo qualche anno a quello della banca, era presente il giorno in cui, nel 1982, fu scoperto il corpo del banchiere Roberto Calvi impiccato a un'impalcatura sotto un ponte a Londra.
Umberto, che voci circolavano in banca?
«Nessuno ha mai creduto al suicidio nemmeno per un secondo. Eravamo sconvolti. Il giorno prima la sua segretaria di fiducia, Graziella, era volata giù dal quarto piano della banca e può immaginare il clima tra noi colleghi. Eravamo tutti senza parole».
Cosa ricorda di Calvi?
«Era un uomo molto riservato. Di poche parole, forse anche per timidezza. Beveva anche il caffè da solo».
Rita, anche lei lavorava per una famiglia molto nota.
«Ah, guardi, se ripenso alla famiglia Rusconi ho solo bei ricordi. Io non avevo più il papà e loro mi hanno fatto sentire come a casa. Ero tanto legata ad Alberto, lo accompagnavo sempre a scuola e lui mi offriva la sua mela. Sarei così felice di rivederlo. Era un bel birichino».
Venendo a voi, come siete riusciti a stare insieme tutto questo tempo?
Rita: «Diciamo così. Litighiamo tutti i giorni per delle sciocchezze ma non ci addormentiamo mai senza aver fatto prima la pace. Magari non ci diciamo niente ma sotto le lenzuola ci cerchiamo con il piede e ci accarezziamo. Basta quello».
Umberto: «Le liti vanno sempre misurate, soprattutto quando ci sono di mezzo i figli. Noi ne abbiamo due, Sergio di 46 anni e Giammarco di 38 anni. Siamo anche nonni di due nipotini».
Per cosa litigate?
«Stupidaggini. Per tutto. Siamo due galletti e nessuno si vuole sottomettere all'altro quindi cerchiamo di avere sempre tutti e due l'ultima parola».
Umberto, dà una mano in casa a sua moglie?
«Come no, sono meglio di un filippino».
Lei conferma ma, scherzando, va di affondo: «Si, e allora io sono la sua badante».
Piatto forte di Rita?
Tutti e due concordi: «Le tagliatelle fatte in casa a mano, senza macchinetta».
La Milano di oggi è tanto cambiata rispetto a quella del bar Motta?
«Eh si. Prima si stava tanto bene. Quando ci siamo sposati, in via Mantova, dove abitiamo ancora, c'erano una Vespa e due auto in croce. Ora è impossibile parcheggiare».
Umberto, risposerebbe Rita?
«Ci devo pensare - ride -. Magari chiederei un contratto di affitto quattro più quattro. Scherzo, la risposerei eccome».
E lei Rita?
«Io si, subito. E' buono e aiuta gli altri».
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