Gianandrea Zagato
I marciapiedi sono sozzi: uno slalom tra la pipì dei cani e quella dei cristiani. E ogni cinque metri cè il tossico che reclama un euro. No, non siamo nella periferia milanese, dove lopzione silenzio è per la brava gente che se ne sta chiusa in casa già alle sette di sera.
Siamo a cinque-fermate-cinque di tram da piazza Scala, dalla Galleria e dalla tazzina di caffè col cioccolatino daccompagnamento marcato Gucci. Siamo in Stazione Centrale, una città nella città, dove milanesi e turisti sono assediati persino da scippatori anche di dieci anni.
Vite ai margini che non fanno cartolina, storie di sbandati che frugano nella spazzatura e di clochard che ciondolano tra le pensiline insieme ai tossici e alle prostitute baby. È il lato oscuro della Centrale, dove la piccola delinquenza non conosce ferie o giorni di riposo. Anche Nadina è al lavoro, come sempre. Rivende frutta e verdura avanzata allOrtomercato: appuntamento quotidiano per la comunità ucraina e moldava che si ritrova in via Ferrante Aporti. Ma ieri, a due passi dalla Centrale, il mercatino di Nadina è andato deserto: gli acquirenti non cerano. Motivo? Troppi agenti in divisa e in borghese a controllare, dopo gli stupri e le violenze consumate nellarco di una nottata.
Anche Nadina lo sa e ha paura e non va mai «di là», in quello spiazzo davanti al Gallia dove tunisini e marocchini contendono le panchine ad alcolisti e spacciatori. Lei, Nadina, sta «di qua» tra i romeni e gli immigrati dellEst e ben lontana da piazza IV Novembre dove cè lAfrica più nera, quella dei senegalesi e dei nigeriani.
Mappa dai confini invisibili e ben delimitati e pure invalicabili, dove quando va bene sul mattinale della questura si ritrova la solita rissa tra sbandati e ubriachi. «Spettacolo che rende off limits le strade e le piazze della stazione» è il leit motiv di commercianti e albergatori sotto assedio, che quasi quasi rimpiangono gli anni Settanta con le prostitute over quaranta lungo via Vitruvio: «Davano sicurezza», «erano una certezza che non cera altro», «al massimo volavano gli schiaffoni di qualche pappa innervosito». Fotografia in bianco e nero oggi punteggiata da prostitute nigeriane lungo via Sammartini, dalle cinesi che passeggiano attorno alla caserma della Guardia di finanzia di via Filzi e da ragazzini moldavi che si offrono a vecchi e non bavosi allangolo di piazza Luigi di Savoia.
Immagini che al caffè Panzera fanno venire tristezza, «siamo in un immondezzaio a cielo aperto, che fa passare la voglia di lavorare». Foto-ricordo da gettare nella spazzatura insieme a quei borsoni di cellulari, sigarette e orologi rubati che sequestrati finiscono negli uffici della polizia di via Settembrini, dove è sempre valido il consiglio di «non perdere docchio la valigia». Già, la stazione è sempre territorio di borseggio, dove i borsoni cambiano di mano come fossero un souvenir e dove le telecamere dei negozi - ventiquattrore su ventiquattro per trecentosessantacinque giorni allanno - immortalano tutti i trucchi del perfetto borseggiatore, «troppo, davvero troppo per sopportare ancora senza reagire».
E mentre i tassisti senza licenza - tra cui alcuni figuri condannati anche per violenza sessuale - continuano a offrire corse «fuori Milano» a prezzi «vantaggiosi», allinterno della Centrale spunta il cinese che pettine e forbice accorcia i capelli per «cinque euri» sotto gli sguardi stupiti di quei trecentoventimila viaggiatori che prendono dassalto la stazione milanese. Stupore per limprovvisato barbiere che, in verità, non sorprende gli habituées: in piazza Luigi di Savoia cè sempre il mercato delle braccia, dove si assoldano alla giornata una badante piuttosto che un muratore e, naturalmente, in barba a tutte le leggi.
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