I bengalesi manifestano: «Vogliamo la verità»

Solidarietà, dolore, rabbia. La comunità bengalese che ieri ha sfilato per piazza Vittorio dietro allo striscione «Siamo tutti figli di Mary Begum» (erano circa trecento) ha fame di verità. Vuole sapere se le cause dell’incendio che ha provocato la morte della loro connazionale e del piccolo Hasib sono dolose, come continuano a credere molti dei manifestanti, o se è stato un incidente. Vuole comunque denunciare, con la settimana di mobilitazione iniziata ieri, le condizioni in cui molte, troppe famiglie, non solo immigrate, sono costrette a vivere all’Esquilino: appartamenti divisi infinite volte, sfruttati all’inverosimile per accogliere più persone e, conseguentemente, fruttare più soldi di affitto.
Sull’emergenza abitativa si accende anche la polemica politica. An accusa gli esponenti della maggioranza capitolina di minimizzare la situazione esplosiva del quartiere per timore di «spezzare» la fiaba del paradiso multietnico in terra veltroniana. In effetti qualcuno, come il deputato di Rifondazione Francesco Caruso, ha tentato una sintesi, «salvando» il modello di convivenza tra culture prima di concentrare l’allarme sociale sulle politiche abitative, tra pigioni troppo alte, controlli nulli, merci pericolose in soffitte e cantine a rischio incendio. Per l’opposizione, invece, la valutazione della situazione complessiva del quartiere non può prescindere dai vistosi elementi di degrado, come spiega il capogruppo in consiglio comunale, Marco Marsilio: «Finché l’amministrazione non ammetterà che l’Esquilino è in piena emergenza, smettendola di tacciare di xenofobia chi sostiene il contrario, questi drammi sono destinati a ripetersi. Finché gli amministratori faranno finta di non vedere gli appartamenti fatiscenti che ospitano decine e decine di immigrati, sarà un miracolo che non ci scapperanno altri morti. Finché i proprietari immobiliari senza scrupoli potranno contare su una situazione del genere, il mercato degli affitti continuerà a essere impazzito e per una famiglia normale sarà impossibile accedervi». Ma molti, anche nella maggioranza, sembrano convinti che il problema, intorno a piazza Vittorio, c’è eccome. Così il capogruppo dello Sdi in Regione, Giuseppe Celli, oltre alla solidarietà di rito alla comunità bengalese porta una proposta interessante per affrontare l’emergenza «di realtà inaccettabili come quelle di piazza Vittorio, con appartamenti occupati da più di dieci persone», suggerendo che la prefettura, «d’intesa con le amministrazioni comunali, predisponga quanto prima una serie di verifiche che consentano di tracciare un quadro preciso delle situazioni di affollamento e disagio abitativo». Insomma, un censimento sembra necessario. Lo conferma anche Letizia Cicconi, presidente del consiglio del I municipio, secondo la quale «quasi il trenta per cento degli affitti all’Esquilino è in nero».
Ieri Walter Veltroni ha incontrato il marito e il figlio di Mary Begum, Babul e Hassan Mohamod. Il sindaco ha assicurato che il Campidoglio coprirà le spese per il viaggio in Bangladesh e per le esequie. E dal corteo di ieri al primo cittadino è arrivata la richiesta di dedicare una via, o di mettere una targa ricordo in via Buonarroti, per ricordare le due vittime di quell’incendio.

La cui natura accidentale, come si diceva, non convince i connazionali di Mary e Hasib. Tanto che il presidente dei bengalesi d’Italia, Kibria Golam Mohamad, pensa già di assoldare un investigatore privato. «E se servirà - conclude - ci rivolgeremo anche al Parlamento europeo».

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