Simone Mercurio
«Si sono spente le luci, il sipario si è aperto, le prime note hanno vibrato... E tu, Luciano, seduto su quella sedia: sguardo serio e concentrato, eri pronto ancora una volta a donarti e a farci capire quanto fossimo realmente, tutti lì, insieme a te, per lamore». Citazioni da fan. È il racconto appassionato, raccolto tra i tanti nel forum del blog di Luciano Ligabue, scritto da Stefania, una delle seimila anime accorse lo scorso 24 e 25 novembre al Gran Teatro per il concerto di quello che loro continuano a chiamare solo, e solamente, il «Liga».
A grande richiesta il rocker emiliano replica il suo live da domani al 17 dicembre (escluso sabato 16) per altre sei date, già sold out da tempo. Nei due concerti romani di «riscaldamento» il Liga ha dato una gran prova del suo essere artista a tutto tondo, con uno spettacolo dove ha scelto di mettere a nudo la propria musica in una versione più «intima».
Una versione che ha dovuto fare i conti però con unaffollata platea di fan sempre pronti a fargli il coro. Fra queste PasFas che sulla piazza virtuale del forum on line racconta: «Si tratta sì di teatro e di concerto acustico, ma già dopo un paio di canzoni la vena rock inizia a pulsare fino a che il teatro si trasforma nella calca di un palazzetto, ma con una maggiore intimità».
Tra una canzone e laltra il Liga «infligge» (parole sue) le sue stesse poesie tratte da Lettere damore nel frigo (Einaudi), ma il pubblico non rispetta molto il silenzio che la lettura di poesia impone. «Fate quello che vi fa stare bene» è il conciliante invito che il Liga senza scomporsi rivolge a fans. «Eravamo in tremila... - scrive ancora Stefania sul forum rivolta al "suo" Luciano - e in quel contesto così intimo eri vicino a noi. Così vicino in tutti i sensi da poter dire che ieri sera non eravamo tra palco e realtà. Eravamo molto di più: al limite tra realtà e sogno».
Sogni di rocknroll, dunque, che rievocano alla mente dei fans un giovane Luciano Ligabue alle prime armi. «Guardi questuomo e in un lieve flashback lo ricordi nel suo gilet da ragazzo dimenarsi sul palco sulle note di Balliamo Sul Mondo - richiama alla mente Marilyn80, al Gran Teatro anche lei - il ragazzo era ancora incosciente dei 15 anni che poi verranno. Lo guardi - continua - lo ricordi e lo ritrovi qui, adulto, forse cambiato, forse no, in un teatro». «Un uomo sulla sua seggiola, nella sua camicia, con la sua chitarra nel suo vestito migliore - aggiunge Fabio83 -.
E questo promette dessere ancora per questi nuovi sei giorni capitolini. Parola dei fan.
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