I caduti di Nassirya a casa tra lacrime e silenzi

La carezza di Ciampi al feretro dei militari. Berlusconi commosso: «Ho parlato con le famiglie: sono convinte della missione». L’autopsia: choc termico per alto calore. Martedì i funerali

Alessia Marani

da Roma

Un lungo silenzio, il picchetto delle Interforze schierato, i familiari chiusi nel loro terribile strazio: è atterrato puntuale alle 16 di ieri all’aeroporto romano di Ciampino il C-130 dell’Aeronautica militare con dentro i feretri del maggiore dell’Esercito Nicola Ciardelli, 34 anni e dei marescialli dell’Arma, Carlo De Trizio, 37 anni, e Franco Lattanzio, 38 anni, caduti giovedì nell’attentato di Nassirya. Ad attenderli sulla pista del piccolo aeroporto della Capitale le più alte cariche dello Stato e della Difesa, primo fra tutti il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi accompagnato dalla moglie Franca, che abbraccia commosso le tre bare avvolte nel tricolore, mentre vengono resi gli onori militari. Ciardelli, sposato e padre di un bambino di appena due mesi, è il primo a scendere dall’Hercules decollato da Tallil alle 9 del mattino. Lo portano in spalla i colleghi parà della Folgore; lo seguono De Trizio e Lattanzio, sorretti dai carabinieri. L’ordinario militare benedice le salme, poi il picchetto intona il Silenzio.
Ad assistere alla cerimonia, defilato, accanto alle postazioni dei giornalisti, c’è il premier Silvio Berlusconi. «Non mi avvicino alla pista - dice - non per ragioni protocollari, ma per sensibilità e rispetto in un momento di così grande dolore. Nel mestiere di militare ci sono anche questi rischi. Ma questi uomini che sono là dimostrano ogni giorno di più la loro dedizione, sono convinti e fieri di quello che fanno. Ho incontrato le famiglie dei caduti a Nassirya e hanno una dignità enorme». Accanto all’aereo ci sono, invece, il ministro degli Esteri Gianfranco Fini, il sottosegretario Gianni Letta, il ministro della Difesa Antonio Martino, nonchè Fausto Bertinotti, al suo primo atto ufficiale in veste di Presidente della Camera del nuovo governo. Per i vertici delle forze armate e dell’ordine sono schierati in pista il capo di Stato maggiore della Difesa, Gianpaolo Di Paola, il comandante dei carabinieri, Luciano Gottardo e il capo di Stato maggiore dell’esercito Filiberto Cecchi, venerdì in Iraq, e quello dell’Aeronautica Militare Leonardo Tricarico, infine il capo della polizia Gianni De Gennaro e il direttore del Sismi, Nicolò Pollari.
Ad accogliere il maresciallo capo Franco Lattanzio, che sette anni fa perse entrambi i genitori in un incidente stradale, ci sono il fratello Tonino e le sorelle Rosaria e Bambina, col cognato Gaetano e i nipoti Carmine e Davide, che vivono a Pacentro, a L’Aquila, paese d’origine dei Lattanzio. Sono arrivate a Ciampino anche Amelia e Silvana, le due sorelle che vivono rispettivamente in Australia e negli Stati Uniti. Con loro Marco Pelino, vicesindaco di Pacentro, e una nutrita delegazione del Comune, che parteciperà anche ai funerali di Stato dei tre caduti in programma a Roma martedì 2 maggio, nella Chiesa Santa Maria degli Angeli in Piazza della Repubblica. Sempre martedì, nel pomeriggio, a Pacentro, si svolgeranno le esequie private del carabiniere abruzzese, che era in servizio al Comando provinciale di Chieti e che avrebbe dovuto terminare la missione in Iraq il prossimo 2 giugno. Analoga cerimonia funebre si svolgerà dopodomani in forma pubblica a Pisa, per il capitano Nicola Ciardelli, promosso pos-mortem al grado di maggiore. A Ciampino per lui c’erano la moglie Giovanna Netta, 32 anni, avvocato d’Avellino, col piccolo Nicolò, il padre Stefano, la madre Antonella, la sorella Federica col marito e i suoceri. «Se mio figlio volesse seguire la carriera di suo papà - aveva detto Giovanna fra le lacrime - noi tutti ne saremmo orgogliosi. Mio marito credeva in quel che faceva, andava in missione per portare pace e dare nuove speranze anche a quei bambini».
Carlo De Trizio, maresciallo capo dal ’90 a Roma e dal ’99 in forza al nucleo radiomobile della Capitale, aveva imparato persino l’arabo per poter essere ancora più utile nei luoghi dell’operazione. Da Bisceglie (Bari) per rivedere il proprio caro sono giunti i genitori Nicolò ed Elisabetta, il fratello Giovanni e la zia Filomena. Tutti accompagnati fin dal loro arrivo nella saletta del Circolo ufficiali aeronautico, da psicologi dell’Esercito e dell’Arma.
Un urlo di dolore squarcia il silenzio all’allontanarsi delle tre bare, portate all’Istituto di Medicina legale dell’Università «La Sapienza» per l’autopsia sui corpi, disposta dai pm antiterrorismo Ionta e Saviotti, titolari dell’inchiesta sulla strage, che ha stabilito che i soldati sono morti per «choc termico per alto calore»: la carica esplosiva ha provocato un’energia termica che ha raggiunto almeno i 3mila gradi. Anche il corteo delle personalità si dirada.

Berlusconi prima d’andare via abbraccia commosso Fini, poi stringe la mano a Bertinotti. Oggi sarà allestita la camera ardente nella cappella militare del Celio; rimarrà aperta fino alle 20 di lunedì. Martedì alle 10,30 i funerali.

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