I campioncini della pallanuoto uccisi dalla strada

GenovaUna Fiat Panda tamponata da un camion e una Fiat Stilo che per evitare l’impatto con l’altra auto impazzita sterza violentemente ribaltandosi. Il conducente della Stilo che riesce ad uscire dall’abitacolo mentre i suoi due passeggeri rimangono incastrati e non riescono a sopportare l’urto violento con un’Audi che nel frattempo sopraggiunge sulla carreggiata. Hanno perso la vita così, all’alba di ieri sull’autostrada A4 tra Brescia Ovest e Rovato, Francesco Damonte e Niccolò Morena due pallanuotisti liguri di vent’anni che militavano in serie A2 nella squadra del Bergamo, entrambi considerati promesse della pallanuoto italiana.
Erano in Lombardia proprio per crescere prima di fare ritorno alla casa madre, la Rari Nantes Savona, società che li ha visti nascere, uno dei due addirittura imparare a nuotare in quella vasca che sognavano un giorno di dominare come campioni. Da settembre prossimo sarebbero dovuti tornare a casa militando nella prima squadra in una delle rose più competitive del panorama nazionale ed europeo. Francesco Damonte, 22 anni, era di Arenzano, amava i film di Bud Spencer e condivideva con il fratello Luca anche la passione per il waterpolo. Nicolò Morena abitava a Mallare, nell’entroterra di Savona, era appassionato di musica e aveva il cult dei film di Fantozzi e un fratello - Tommaso - che continuerà a giocare nel Savona.
Sin dal primo giorno in vasca, entrambi, avevano trovato Andrea Pisano, prima come allenatore nelle categorie giovani poi nel ruolo di responsabile del settore giovanile: «È una tragedia enorme. Sia perché perdono la vita due ragazzi di vent’anni, sia per chi erano questi giovani: atleti seri, educati, responsabili ed appassionati che alla pallanuoto avevano deciso di dedicare la vita - racconta Pisano -. Oggi piangiamo la perdita umana e il loro grande valore morale, ma vi assicuro che c’è anche una grande perdita sportiva». Francesco e Nicolò erano davvero considerate due stelle del firmamento pallanuotistico italiano: il primo difensore puro, il secondo un centroboa che all’occorrenza si spostava da centrovasca. La pallanuoto non è certo uno sport dal quale si riesce a diventare ricchi, ma la loro scelta era stata quella di provare una carriera in vasca spinti da passione sincera che gli aveva portati, già un paio d’anni fa, a lasciare le loro esemplari famiglie per crescere sportivamente tra Como e Bergamo dove erano iscritti all’Università: «Anche in questo erano speciali, la loro ambizione non era fare soldi ma si stavano sacrificando per una passione. Tanto che studiavano con ottimi risultati a Bergamo - prosegue il racconto il loro talent scout -. Ricordo come nelle giovanili fossero punto di riferimento per tutti proprio per la loro vocazione al gioco di squadra e l’umiltà». Commosso anche l’attuale allenatore della prima squadra Claudio Mistrangelo tra quelli che gli aveva spinti a continuare la loro carriera: «Per la nostra squadra e per la nostra società è un momento dolorosissimo. Erano vere promesse per la pallanuoto».


Le salme dei due ragazzi sono state trasportate alla camera mortuaria di Cazzago dove oggi verranno sottoposte ad autopsia. Sempre ieri sera le famiglie hanno raggiunto il bresciano, mentre il nullaosta per il trasferimento in Liguria si dovrebbe avere martedì o mercoledì.

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