I capannelli a De Ferrari che animavano Genova

Egregio dottor Lussana, grazie di essere tornato tra di noi a regalarci la gioia dei suoi articoli. Certamente vi sono già tante altre persone che le fanno i complimenti e non voglio dilungarmi in ulteriori «peana» di convenienza.
Ripeto che il suo amore per Genova, come ha bene chiarito coi suoi «sogni» che sono alla fine desideri realizzabili con una guida come lei (e stavolta non tagli questo mio sogno!).
Probabilmente vi sono altri che amano Genova come la ama il dottor Lussana, ma la passione di un «foresto» che si è innamorato di questa città in modo totale e coinvolgente non credo lo si possa trovare in qualche altro.
Io ho ormai ottanta anni e da sessantacinque vivo in questa realtà: Genova bella e orgogliosa anche se smorfiosa, dolce e amara (ma il cioccolato fondente può piacere di più), mare e monti, Genova la Superba, la vanitosa, ma anche meravigliosa perla incastonata in un golfo di paradiso.
Peccato che i genovesi siano simpatici ma mugugnoni, belli ma di quella bellezza che il sole rende meno delicata, Genova che ho conosciuto con i tram, con gli stabilimenti balneari della «Strega» alla Foce e la carcassa di Liberty arenata davanti al monumento al pescatore e al ristorante San Pietro, i campi in terra battuta ove ora c’è piazza Marconi e dove i ragazzini giocavano a pallone organizzando addirittura dei mini-tornei.
La Genova dei «capannelli» a De Ferrari a discutere di sport e poco di politica perché nel nome del Genoa e della Sampdoria tutte le divergenze si appianavano e i Sotgiu, gli Ispiro, i Trevisan, Meroni, Sardelli e Beccattini e poi i Lusetti, Baldini, Gei, Bassetto per non parlare di quando si andava a seguire il Tour de France a quella radio che Bucchi metteva alla finestra di Porta Soprana (ove aveva il suo negozio di Bazar dell’usato) e ci faceva sobbalzare e saltare di gioia ascoltando che Gino Bartali vinceva le tappe alpine e pirenaiche con distacchi di 10/15 minuti, la Genova di Marzari e di Govi - anche se quest’ultimo era ad un livello un po’ più elegante, insomma la Genova che ci piaceva: tranquilla e sicura anche se piano piano andava inquinandosi con la televisione che ci radunava nei bar o all’Universale a seguire «Lascia o Raddoppia» ma che ancora ci teneva uniti in un affettuoso abbraccio.
Eravamo genovesi, piemontesi, lombardi, emiliani, veneti e anche meridionali (molti!) ma ci volevamo bene tutti, anche se non era amore folle!
Non ci veniva in mente di ammazzarci per futilità; al massimo volava qualche cazzotto che faceva parte del folklore e la dignità dei «camalli»!
Desidero ricordare un ultimo particolare che è rimasto impresso nella mia memoria, anche perché le cose brutte cerco di cancellarle dalla mia mente, come le battaglie di piazza De Ferrari con tutti quei facinorosi e delinquenti (che oggi chiamiamo Black-Block) e che incendiavano le camionette della polizia e che io ho vissuto in presa diretta osservando dalle finestre alte del Credito Italiano che davano proprio su De Ferrari e voglio cancellare anche le «trincee» che si preparavano in via XX Settembre dopo l’attentato a Togliatti; ricordo dicevo il fiume di gente che uscendo dal lavoro si riversava lungo San Matteo, San Lorenzo, Canneto per andare a Caricamento a prendere il tram.
Però Genova era non bella ma stupenda, meravigliosa e voglio chiudere ricordando alcune figure che non posso cancellare dalla mia memoria e che porterò con me nella tomba: Pertusio, Adamoli, Cardinal Siri (di estrazione diversa tutti e tre ma che saluterò volentieri quando li incontrerò nell’eternità).
Però non bisogna fermarsi ai ricordi nostalgici e irripetibili, occorre guardare avanti e pensare in positivo per un futuro bello della nostra Genova: occorrono amministratori non solo capaci, ma che ci mettano anche un po’ di cuore, di amore, di bellezza e che possano affiancare un Vescovo meraviglioso come il cardinal Bagnasco.


Vogliamo trovarne alcuni che, come il nostro Lussana amino Genova e desiderino farla rivivere e prosperare come merita?
Coraggio, per i nostri figli, i nostri nipoti, per tutti i ragazzi cui il futuro possa essere non illusorio, ma pieno di certezze e di positività!
La saluto caramente e Le faccio, i migliori auguri...
*Segretario Ufficio Diocesano
per la Pastorale Sanità

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