Andrea Tornielli
da Roma
Il dialogo con lislam, la possibilità di concludere il mini-scisma dei lefebvriani, come valorizzare gli ormai tantissimi vescovi in pensione: sono stati questi i tre temi principali dellincontro di tutti i cardinali convocati da Benedetto XVI alla vigilia del concistoro. Il Papa ha voluto consultarli ricreando il clima delle congregazioni generali che un anno fa hanno preceduto il conclave. Benedetto XVI ha rivolto un breve discorso ai cardinali, riuniti nellaula del Sinodo, accantonando il testo preparato, e ha introdotto lagenda dellincontro.
Nella mattinata sono stati trattati il tema dei lefebvriani e quello dei vescovi emeriti. Gli interventi, una ventina, su richiesta del decano Angelo Sodano dovevano durare quattro minuti («meglio se tre», ha detto il cardinale), ma non tutti hanno rispettato i tempi. Il cardinale Dario Castrillón, che ha introdotto il primo tema, descrivendo lo stato delle trattative con i seguaci di Lefebvre - i tradizionalisti che criticano il Concilio e le sue riforme - e ha parlato della possibilità di farli rientrare nella piena comunione con Roma concedendo loro la struttura della «prelatura» dipendente dal Papa. Il dibattito è stato vivace: i cardinali francesi Lustiger e Ricard, e lo svizzero Cottier hanno scartato lidea della prelatura, preferendo formule meno impegnative che facciano riferimento alle associazioni di laici. Il cardinale Bertone, già numero due dellex SantUffizio, ha ricordato i colloqui avvenuti in passato con la Fraternità lefebvriana e ha posto laccento sulla necessità di definire bene le basi dottrinali dellaccordo. Tutti hanno detto che la rappacificazione è auspicabile, molti hanno ricordato che è necessaria da parte dei lefebvriani laccettazione del Concilio Vaticano II. Il cardinale Francis Arinze ha poi posto il problema dellestensione dellindulto che permetta ai tradizionalisti in comunione con Roma di poter utilizzare più facilmente il messale del 1962. «La Chiesa attende i lefebvriani a braccia aperte», ha dichiarato alluscita il cardinale Castrillòn, visibilmente soddisfatto.
Sempre nella mattinata, il cardinale Giovanni Battista Re ha introdotto il tema dei vescovi pensionati, che sono più di mille nella Chiesa. Si è discusso se innalzare a 78 anni letà della pensione, attualmente fissata a 75 anni. Chi si è espresso favorevolmente ha chiesto però che in questo caso la legge valga per tutti e che dunque si decada automaticamente con il compimento del settantottesimo anno, senza deroghe discrezionali concesse dalla Santa Sede. Apprezzato lintervento di un emerito illustre, Carlo Maria Martini, che senza pronunciarsi sullinnalzamento delletà della pensione, ha raccontato la sua esperienza di «ex» arcivescovo di Milano, parlando della sua condizione «felice»: reggere la diocesi gli risultava infatti ormai troppo difficile, e lemerito può comunque dare il suo contributo significativo al servizio della comunità.
Nel pomeriggio, dopo la relazione del cardinale Sodano (che, chiedendo il massimo segreto, ha sollecitato dei contributi per una futura riforma della curia), si è discusso del dialogo con lislam: si è parlato delle persecuzioni subite dai cristiani in alcuni Paesi ed è stata sottolineata la necessità per i cristiani occidentali di testimoniare la loro fede ai musulmani. Per essere di qualche utilità, hanno detto alcuni porporati, il dialogo deve essere realistico, avere basi concrete e soprattutto un interlocutore serio. «Tra cristiani e musulmani è possibile una collaborazione nella difesa dei diritti umani ha detto alluscita il neo-cardinale Ricard . Lislam ha anche dei lati inquietanti, ma occorre cercare elementi che ci uniscono».
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