Paolo Scotti
da Roma
Prendete due attori popolari e simpatici, contornateli con tre caratteristi di vaglia e cinque ragazzini dalla faccetta graziosa. Mettete poi tutti nella stessa casa colorata e grandissima a raccontare di due genitori senza più i rispettivi compagni, che però uniscono forze e prole in una di quelle «famiglie allargate» tanto di moda in tv e qui ripresa da un format spagnolo debitamente italianizzato. Aggiungete infine un produttore come Carlo Bixio della Publispei, che già italianizzò un simile format, sempre spagnolo, tirandone fuori la storia di unaltra «famiglia allargata», quella di Un medico in famiglia. Che cosa otterrete? Ovvio: la classica commedia brillante; di quelle che una volta si dicevano «per tutta la famiglia». Otterrete insomma I Cesaroni: tredici puntate di comici disguidi e domestici contrasti, in onda da stasera su Canale 5, con Claudio Amendola ed Elena Sofia Ricci, affiancati da Max Tortora, Antonello Fassari, Rita Savagnone. «Senza contare gli altri elementi che contribuiscono a rendere alquanto movimentato il menage quotidiano dei nostri eroi - considera il regista della serie, Francesco Vicario -. E cioè il fatto che Giulio (Amendola) e i suoi figli siano tutti maschi e romani, dagli atteggiamenti cioè spontanei e un po grezzi. Mentre Lucia (Ricci) e le sue figlie siano tutte femmine e milanesi. Dunque più fredde e con un po di puzza sotto al naso». Accolte dalla chiassosa confusione di casa Cesaroni (nel crocevia popolaresco della Garbatella, storico quartiere della Capitale) le sbigottite ragazze si vedranno proiettate in un mondo fatto di tifo sportivo - Giulio allena una squadretta di periferia e tiene sfegatato per la Roma - e conquiste muliebri - il primogenito Marco (Matteo Branciamore) è il playboy del quartiere. A fare da comico contrappunto al tutto, due zii alquanto sconnessi (Tortora e Fassari) e una paziente, provvida nonna materna (la Savagnone). Ma attenzione. Come avverte lo stesso Amendola I Cesaroni è un prodotto un po meno politically correct di quanto si possa immaginare. E in effetti, in quaranta minuti di sintesi di avventure piuttosto caciarone mostrata alla stampa si sono contati due fondoschiena maschili «nature», una calata di pantaloni tra fratello e sorella, un dialogo tra madre e figlia sulla «prima volta» con esibizione di preservativo, una «trasgressione» in vasca da bagno con manette sadomaso, nonché continui (ma infondati, assicurano) riferimenti alle scarse dimensioni dei genitali dei Cesaroni stessi. Tutto in forma comica, beninteso: «È forse anche un po cruda, è vero - ammette il produttore artistico Carlo Principini - ma mai volgare. Nella romanità, poi, cè molta autoironia». Entusiasti sono gli stessi protagonisti, a cominciare da Amendola: «Dopo il flop di 48 ore non farò mai più poliziotti incavolati - scherza -. Con questo padre un po goffo, invece, mi sono trovato nel mio elemento».
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