I colpi di coda della crisi: a rischio 200mila posti

Sono 200mila i posti di lavoro a rischio in autunno. È la stima diffusa dalla Cgia di Mestre, che però «non inficia alcuni segnali positivi emersi negli ultimi mesi, che ci stanno allontanando dalla fase più acuta della crisi», sottolinea il segretario Giuseppe Bortolussi.
«Nessun catastrofismo - assicura il numero uno dell’organizzazione -, ma soltanto la conferma di un fenomeno che si verifica puntualmente da due anni a questa parte, in concomitanza con la ripartenza del sistema economico dopo la pausa d’agosto. Nel quarto trimestre, infatti, l’occupazione registra picchi negativi, che si ripercuotono sull’andamento dell’export, ma solamente nel trimestre successivo, cioè il primo dell’anno seguente».
Analizzando i dati dell’Istat, infatti, il Centro studi dell’associazione degli artigiani sottolinea come nel quarto trimestre dell’anno, dal 2007 a oggi, l’occupazione sia sempre stata in calo rispetto al trimestre precedente: complessivamente si sono persi 260mila posti di lavoro, di cui 91mila nell’ultimo trimestre del 2007 e 169mila nel quarto trimestre del 2008. D’altra parte, ricorda ancora Bortolussi, «il sistema produttivo italiano, caratterizzato da un connettivo solido di piccole e medie imprese, ha dimostrato una tenuta, rispetto alla crisi, superiore a quella di altre economie, come ricorda lo stesso ministro Giulio Tremonti».
E i segnali positivi restano, a cominciare da quelli messi in luce anche dall’Ocse, secondo cui l’Italia è già verso la ripresa. I dati diffusi dall’organizzazione, infatti, indicano che tra le principali economie dell’area Ocse l’Italia è l’unica, insieme alla Francia, che sta già dando segnali positivi. I due Paesi sono stati gli unici il cui superindice a giugno ha registrato una crescita rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Ciò segnala, dunque, che Roma e Parigi, rispetto ad altre economie, hanno già imboccato la strada della ripresa.
Non solo: la crescita del superindice è maggiore in Italia, dove è salito di 4,8 punti su base annuale a 103,3 punti, che in Francia, dove è cresciuto di 2,7 punti a quota 101,6. Rispetto al mese di maggio, l’indicatore è aumentato di 2,2 punti per il nostro Paese e di 1,4, invece, Oltralpe.

«Il dato dell’Ocse è molto significativo per la fonte da cui proviene e per la comparazione che fa con gli altri Paesi - commenta il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi -; riconosce all’Italia e alla Francia la maggiore capacità di ripresa, il che coincide con una percezione diffusa nel Paese, da un lato di una tenuta della coesione sociale, dall’altro di sintomi diffusi di ripresa delle attività».

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