«I comunisti italiani? Giapponesi su un atollo»

Il direttore del settore protesta con una lettera: «Sempre più ingerenze» dell’assessore Corso

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Gianandrea Zagato

A Filippo Penati non serve leggere il suo oroscopo. Quello che ai nati del Capricorno - «grazie alla dissonanza di Saturno in opposizione» - garantisce «un po’ di respiro» per «costruire certezze nel futuro». A un anno dalla conquista di Palazzo Isimbardi, lui sbandiera solo sicurezze anche se la sua amministrazione, un giorno sì e l’altro pure, finisce nel tritacarne dell’opposizione vuoi per le consulenze d’oro vuoi per la scoperta che gli aiuti per lo tsumani non sono mai partiti da via Vivaio. Accusa, quest’ultima, che il presidente smentisce: «Non ci siamo mai dimenticati di nulla. Ci sono stati, invece, dei problemi logistici e difficoltà nell’invio degli aiuti. Tutto comprovabile, come i tre progetti già pronti dove saranno utilizzati i soldi raccolti per le vittime dello tsunami».
Come dire: la fiducia delle famiglie milanesi non sarà tradita. Ma c’è il capitolo delle consulenze che, parola di Forza Italia, An, Lega e Udc insieme alla Uil, grida vendetta...
«Non ho trasformato Palazzo Isimbardi in un consulentificio. A disposizione dei quindici assessori ci sono 4 milioni e 600mila euro. Stop. Nessun fondo aggiuntivo. Abbiamo cioè stabilito un tetto per responsabilizzare ogni assessore. Tetto invalicabile, naturalmente. Sta all’assessore decidere se vuole disporre di tre segretarie e un consulente o di una segretaria e quattro consulenti ma sempre dentro quel budget».
Eppure, l’analisi della differenza 2003 su 2004 dei compensi corrisposti dalla Provincia per collaborazioni e consulenze segna un incremento delle spese. Come lo spiega?
«Parliamo di un aumento di 414.622 euro dovuto all’avvio di direzione lavori e di nuovi progetti. Aumento quindi fisiologico per alte specializzazioni che possono qualificare ulteriormente l’amministrazione. Che pure sul fronte della comunicazione - spesso messa in discussione da il Giornale - dà un segno diverso: primo, riducendo il numero degli addetti, da trentadue a ventisette e, secondo, facendo in house il periodico che, tra l’altro, questo mese ospita un intervento di Roberto Formigoni».
Resta però un fatto: per le direzioni centrali dell’amministrazione provinciale ha scelto persone in quota ds.
«Quando ero sindaco di Sesto San Giovanni ho sempre diffidato da chi prima di dire come la pensava di un progetto mi sbatteva sul tavolo la fede politica. La riprova è la scelta fatta per quelle posizioni mancanti delle direzioni centrali dove, in Provincia, siedono persone di comprovata qualità. Un cognome? Luciano Minotti o Renzo Compiani che, prima della loro adesione politica, sono riconosciuti come due autentici riferimenti nel settore del trasporto e dell’ambiente».
Scendiamo di livello retributivo. C’è insoddisfazione negli uffici di via Vivaio. Anche i confederali hanno messo nel mirino la sua amministrazione: l’accusano di relazioni sindacali pari a zero, salvo dare 35 centesimi ai dipendenti per il buono pasto e persino dalla sua maggioranza l’accusano di un accordo «solo di fumo».
«Correzione. Non sono i confederali ma la Uil che essendosi spinta troppo in là nella battaglia sindacale fa fatica a tornare indietro. E di un capogruppo (Luca Guerra dei Comunisti italiani, ndr) che tiene la posizione come fosse l’ultimo dei giapponesi sull’atollo. Noi stiamo affrontando concretamente il problema precari: stiamo cercando di forzare la legge, scelta che ho già messo nero su bianco all’Upi».
Affrontiamo l’affaire Serravalle. Qual è lo stato dell’arte?
«Per fare il terzo polo autostradale italiano serve la Serravalle: è il passaggio a livello che tiene uniti Pedemontana - per cui propongo come presidente una figura di peso come Luigi Roth - e Tem. Un matrimonio d’interesse. Con la Serravalle che produce solo utili da reinvestire sul territorio. Sbaglia quindi il pubblico che vuole uscirne perché più utili produce più investimenti sono possibili.

Con Gabriele Albertini abbiamo siglato un patto che noi rispettiamo: io e lui ci capiamo davvero anche se, forse, qualche problema c’è stato tra i suoi cortigiani. Anch’io ho dovuto superare qualche problema tra chi nella mia maggioranza era troppo attaccato al programma. C’è stata una battaglia interna e i fatti, adesso, mi danno ragione».

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