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I crimini sugli animali: affare sporco da 3 miliardi

I crimini sugli animali: affare sporco da 3 miliardi

Anche quest’anno, la Lav ci fornisce i dati relativi al business degli illeciti compiuti sugli animali nello scorso anno. È necessario sottolineare che si tratta di un affare da tre miliardi di euro almeno e questo ci dà la misura di un fenomeno seriamente preso in considerazione dalle associazioni mafiose in quanto molto redditizio e, tutto sommato, a basso rischio rispetto ad altri business apparentemente più remunerativi.
Accanto a vecchi fenomeni, come le corse di cavalli, le macellazioni clandestine e i combattimenti tra cani, negli ultimi anni appaiono all’orizzonte, o sono già attuali, nuove forme di criminalità connesse allo sfruttamento illecito degli animali. Il crimine viaggia ora su Internet. Nell’era digitale, anche il commercio di fauna esotica, le scommesse, le truffe e la violenza contro gli animali passano attraverso la Rete.
Le straordinarie opportunità che il web concede a chi lavora, studia o naviga, rappresentano una formidabile agevolazione per chi fa i soldi nell’illegalità. Un computer installato in qualche parte del mondo, che dialoga con un note book agli antipodi, può permettere di farsi recapitare un animale in via d’estinzione in qualunque parte del globo, soprattutto in quei paesi dove non si va tanto per il sottile, purché ci siano portafogli forniti, carte d credito ricaricate e ruote ben unte.
A questo si affianca un mercato altrettanto odioso più difficilmente perseguibile che è quello della violenza sugli animali le cui immagini sono gettonate (e ben pagate) da una pletora di persone che godono guardando sul loro monitor scorrere le immagini di un animale dato alle fiamme o gettato giù da un grattacielo. Qui la fantasia degli operatori e dei fornitori di questi video si può dire che non ha limiti e, solo per non scalfire il lettore più sensibile, ci asteniamo dal descrivere le scene più cruente, quelle che spesso hanno a che fare con il sesso, il crush fetish e la zooerastia. Sono questi i nuovi reati che gli organi di polizia, con un lavoro d’équipe, si trovano a contrastare seguendo piste che si snodano tra paesi lontani e tolleranti nei confronti delle massime forme di crudeltà perpetrate sugli animali domestici e selvatici.
Molto pericoloso, specie per la salute umana, è il capitolo che Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio zoomafia della Lav, chiama «La Cupola del bestiame». Riguarda falsificazioni di ogni tipo e genere, furti, macellazioni clandestine, per un affare che quota attorno al mezzo miliardo di euro. A questo proposito posso fornire la mia esperienza indiretta. Colleghi veterinari della Campania, della Sardegna e in generale del mezzogiorno, non riescono neanche a entrare con la polizia per controllare allevamenti di bestiame che sono in piena balia delle cosche criminali.
Se il collega si azzarda a «fermare» dei vitelli o a serrare i controlli c’è pronta la letterina anonima nella cassetta della posta con su scritto «ricorda che hai una famiglia».


Il traffico di cani dall’Est, il business dei canili più o meno legali, il traffico illecito di cani randagi, il bracconaggio e il saccheggio dei mari con la pesca di frodo, sono vecchie conoscenze che completano un quadro ben poco edificante per un paese che ambisce a definirsi civile.

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