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I criminologi della tv si "ammazzano" tra loro

Gli esperti da salotto si accusano: si va dallo stalking ai curriculum falsi. In mezzo anche love story finite male come quella tra Bruzzone e Strano. E nasce l’idea di un albo che certifichi la professione

I criminologi della tv si "ammazzano" tra loro

Riceviamo e pubblichiamo: In merito all'articolo in questione, la Dott.ssa Roberta Bruzone ritiene opportuno precisare che nell'articolo vengono riportate notizie assolutamente false, che il quotidiano avrebbe dovuto verificare PRIMA della pubblicazione.
In particolare si evidenzia che mai nel CV della dott.ssa Bruzzone è stato scritto che la stessa avrebbe collaborato con l'FBI. Nello stesso compare, infatti, soltanto un “periodo di training in USA presso l’University of California nella sede di San Francisco, con il patrocinio del Federal Bureau of Investigation”, il che equivale a dire che ha seguito un corso al quale è stato attribuito il patrocinio dell'FBI, non un corso dell'FBI! Ad ogni buon conto, si specifica che l'unico CV ufficiale di cui la dott.ssa Bruzzone risponde è quello pubblicato nel suo sito web: http://www.robertabruzzone.com/Competenze-Roberta-Bruzzone/curriculum-vitae-aggiornato-roberta-bruzzone.html
In merito alle varie accuse mosse alla dott.ssa Bruzzone nel corpo dell'articolo, è bene precisare che queste provengono da una persona che insiste nel definirla "segretaria" dell'ICAA mentre, in realtà, la stessa ne era cofondatrice, Vice-Presidente e responsabile di tutte le attività didattiche...
Allo stesso modo si precisa che la Dott.ssa Bruzzone non risulta iscritta come INDAGATA in nessun procedimento penale mentre risulta essere iscritta come PERSONA OFFESA in vari procedimenti penali a carico di differenti soggetti.

Roma Più che una «querelle» tra criminologi potrebbe sembrare un dibattito sull’abolizione del valore legale dei titoli di studio. Perché è proprio da un curriculum «sospetto» che è partito il logorante braccio di ferro che ha contrapposto Roberta Bruzzone, psicologa forense e criminologa, e Marco Strano, psicologo della Polizia di Stato. I due, per un certo periodo, sono stati legati sentimentalmente. Ad unirli anche la passione per un lavoro tanto delicato quanto ricco di potenzialità. Perché un buon criminologo, soprattutto telegenico e di bell’aspetto, oggi può sfondare in tv e quindi avere dalla sua una ribalta pubblicitaria gratuita ed estremamente efficace.

E Roberta Bruzzone non passa di certo inosservata. Ha fatto parte del collegio di difesa di Michele Misseri (stiamo parlando del giallo sull’omicidio di Sara Scazzi) e ha lavorato anche sul caso di Rosa Bazzi e Olindo Romano (delitto di Erba). E per i ruoli coperti in questi casi è stata spesso invitata nei salotti televisivi dei più importanti network.

Tra le tante collaborazioni e attività c’è anche il rapporto che la lega alla ICAA (acronimo della International Crime Analysis Association), fondata proprio da Strano nel 2003. La rottura del legame sentimentale coincide con la burrascosa uscita di scena dalla ICAA della stessa Bruzzone. Molti dei soci si insospettiscono del curriculum che la stessa psicologa pubblica su internet (c’è anche la frequenza di un corso all’Accademia della FBI di Quantico poi smentita dall’ambasciata Usa). Secondo gli stessi soci la sua dichiarata formazione professionale cozza con la superficialità di alcune relazioni offerte al pubblico televisivo. Lei replica citando la più umana delle debolezze: l’invidia. E non solo. Parla anche dell’unione con Strano. Per quest’ultimo non basta la pluridecennale esperienza nella Polizia di Stato. Deve difendersi da accuse pesanti. Accuse di stalking. Secondo la Bruzzone, infatti, la fine della loro relazione è alla base di tutto. Delle denunce. Delle diffide.

Delle maliziose indagini all’interno della ICAA. E soprattutto del pesante condizionamento tentato da Strano nel corso degli anni. Soprattutto dopo che la Bruzzone, come ha riferito lei stessa nel corso di un’intervista del novembre scorso al Corriere della Sera, si è legata sentimentalmente con un’altra persona. «La questione dello stalking è ormai superata - replica il diretto interessato -. Tante le denunce e altrettante le archiviazioni. Il tutto è servito solamente a ritardare l’iter del procedimento giudiziario che la nostra associazione ha chiesto contro la Bruzzone». Tutto questo per dei semplici titoli di studio di un curriculum? Sembra troppo. «Ma non lo è - spiega Strano -. Visto che nel nostro campo non è ancora stato istituito un albo professionale rigorosamente controllato, chiunque può divenire perito di parte e quindi assumersi delle responsabilità spesso delicate (stiamo parlando di perizie su persone coinvolte in casi di efferata violenza o di pedofilia)».

La Bruzzone insiste a ritenere le denunce sull’opacità del sua lavoro professionale effetto degli esposti contro l’ex fidanzato. Quest’ultimo invece ritiene le denunce per stalking un’abile difesa per stornare l’attenzione di tutti (e soprattutto dei media) dalle accuse rivoltele da un largo numero di membri della ICAA per sottrazione di fondi e per varie irregolarità commesse nel suo lavoro di segretaria dell’associazione. «Alla fine è lo stesso braccio di ferro tra noi due - conclude Strano - a essere diventato uno specchietto per le allodole».

Non è una questione personale, ci tiene a precisare lo psicologo della Polizia di Stato che insieme con alcuni colleghi, tra cui Francesco Bruno e Luciano Garofalo, sta pensando di organizzare una conferenza stampa per lanciare la proposta dell’istituzione di un albo professionale per criminologi. Per combattere il dilettantismo ma soprattutto l’eccesso di protagonismo. A volte altrettanto pericoloso.

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