Per chi ha contratto un mutuo a tasso variabile l'aumento del costo del denaro (dal 2,75% al 3%) deciso dalla Banca centrale europea di Francoforte, presieduta da Jean Trichet, è una vera e propria stangata. Centinaia di euro in più all'anno per una famiglia del ceto medio. E non è finita. La Bce è orientata ad alzare ulteriormente i tassi se verranno confermate le previsioni che indicano un rialzo dell'inflazione. In tal caso avremo un impatto sostanziale sui consumi - data la vastità del ricorso al mutuo in Italia - ed un aumento pesante del costo annuo (interessi) del debito pubblico. Se ci fossero motivi tecnici urgenti dovremmo accettare il salasso come male minore. Ma, qui il punto, tali motivi non sono evidenti. Quindi Trichet deve spiegarli.
Ma ancor prima a Francoforte devono dare spiegazioni al Fondo monetario internazionale che ha emesso una dichiarazione durissima contro la Bce: «la invitiamo ad una maggiore cautela». Che, tradotto dal diplomatichese, significa: o siete matti o incompetenti. E qualche ragione per tale durezza c'è. Il rialzo dei tassi dell'euro ne alza il valore di cambio sul dollaro. Questo tende al basso già di suo indebolito dall'enorme deficit commerciale statunitense. Se si spinge ancora più giù il biglietto verde, alla fine, tale deficit verrà riequilibrato perché vi saranno meno importazioni. Ma al prezzo di una recessione pesante di tutti i Paesi esportatori. La dottrina corrente di «governance globale» mette sì in priorità la riduzione del deficit commerciale americano perché destabilizzante, ma non con il metodo di far crollare il dollaro e causare una recessione mondiale, gravissima in Germania ed Italia perché Paesi più dipendenti dall'export. In sintesi, il comportamento della Bce sta alzando il rischio di crisi nel sistema globale, deprimendo l'export europeo e causando un danno triplo all'Italia: appunto, meno export, più peso del debito e mutui salassanti. E la Bce sta facendo così perché vede un pericolo di inflazione. Questo, in effetti, c'è, ma ancora remoto (18 mesi teorici) e non attuale o incombente. Soprattutto, l'inflazione in Europa, diversamente dall'America, non è facilmente contenibile con la politica monetaria perché dipende da fattori che sfuggono all'influenza di questa: mancanza di concorrenza, protezionismo, ecc. Quindi il beneficio del rialzo dei tassi per contenere l'inflazione è minore del danno provocato. L'unica componente di inflazione sensibile ai tassi è quella energetica. Alzo il cambio dell'euro e l'aumento del prezzo del petrolio in dollari avrà un impatto minore. Ma vuole Trichet mandare in malora il globo, la crescita europea e la nostra povera Italia per evitare un pelino di inflazione in più? Probabilmente Trichet è allarmato dall'aumento di offerta di moneta in Europa, cioè del credito al consumo e dei mutui che alimentino la bolla immobiliare. Siamo tutti d'accordo che bisogna limitare tale fenomeno. Ma regolando le banche affinché stringano i cordoni del credito in tale settore e non alzando i tassi perché sarebbe come usare la bomba atomica per uccidere un topo. La Bce ha scelto l'opzione nucleare. Certamente io posso sbagliare analisi e non avere tutti i dati della Bce. Ma il Fondo monetario i dati li ha buoni ed aggiornati e si è infuriato con Trichet. Nell'ultimo libro di Mario Baldassarri, ex viceministro dell'economia, si trova che la politica della Bce costa almeno due punti di Pil potenziali all'eurozona oltre ad altri danni. In particolare, molte famiglie sono strangolate oggi e domani perché c'è un rischio di inflazione forse dopodomani. Trichet può infischiarsene di quello che scrivo io o altri ricercatori, ma non può fregarsene di milioni di italiani che pretendono di sapere esattamente perché dovranno pagare più interessi.
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