Questa settimana mi voglio allargare e assegno un premio Bamba internazionale. Non si allarmino i tifosi nerazzurri, non mi riferisco - se non di striscio - alla loro squadra anche se ha perso con la Roma e ha di nuovo un sol punto di vantaggio in classifica. Il Bamba va a coloro i quali, soprattutto spagnoli ma anche italiani, insistono nel criticare l’ex interista Ibra perché da quando è nel Barcellona non gira, non è più brillante, stenta a integrarsi nei meccanismi di gioco, insomma non dimostra di valere i soldi dell’ingaggio.
C’è del vero in questi rilievi? Può darsi che il suo rendimento sia stato inferiore alle attese, ma temo fossero esagerate le attese. Quali rimproveri si possono muovere a un attaccante che, al primo anno di attività in un club, segna 18 gol 18, e la stagione non è ancora conclusa? Tutti sanno che Ibra è stato sostituito all’Inter da Eto’o. Ebbene questi, addirittura considerato superiore al predecessore, ne ha segnati 13 (10 in campionato, uno in Supercoppa e 2 in Champions).
Cinque reti di differenza non sono bazzecole. Mettiamo pure che a Eto’o vadano riconosciute delle attenuanti: non si è ancora ambientato, gli schemi di Mou non sono facili da assimilare e roba del genere. Le stesse attenuanti, per gli stessi motivi (all’incirca), vanno allora riconosciute anche a Ibra. Il quale comunque dal confronto statistico con il successore interista esce largamente vincitore. I numeri, nella loro crudeltà, sono lo specchio della realtà.
E la realtà è che Ibra, nonostante i fischi rimediati a San Siro sul finire del torneo dello scorso anno, e nonostante i fischi che continua a rimediare in Spagna e in Italia, rimane un grande campione la cui cessione ha impoverito il nostro calcio. Non vorrei che avesse impoverito anche la classifica dell’Inter che, rispetto a dodici mesi orsono, conta dieci punti di meno.
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