Secondo gli inglesi, che li hanno inventati, i racconti dellorrore andrebbero letti ad alta voce la vigilia di Natale, come fiabe un po paurose. E tali possono sembrare, a noi abituati a splatter, zombi e Freddy Krueger versus Alien, i Racconti sinistri editi da Sylvestre Bonnard con le loro atmosfere sospese, accennate più che descritte. Mai prima impressione fu più sbagliata: lorrore cè, e si sente. Daltronde, non è necessario che la paura si debba vedere: al contrario. Come scrive Italo Calvino, il miglior racconto fantastico è quello in cui il soprannaturale resta invisibile ma entra a far parte di una dimensione interiore. Cioè lo stile inconfondibile di Montague Rhodes James, caposcuola dellhorror allinglese e nume tutelare di questa raccolta curata dal suo alter ego contemporaneo, Ramsey Campbell.
Laffinità letteraria con linventore della ghost story è forse lunico elemento comune tra gli autori di questa antologia che attraversa un secolo e mezzo, e soprattutto lepoca doro vittoriana. Abbondano quindi gli elementi classici del genere, con il villaggio sperduto o magari il vecchio collegio, dove il protagonista, per eccesso di razionalismo se non di ingenuità, risveglia forze misteriose sfogliando pagine ingiallite o disseppellendo una reliquia del passato. Una «gabbia» talvolta un po troppo stretta, ma che non impedisce agli autori migliori di volare alto: a darne la prova basterebbero La casa rossa di T.G. Jackson e Luomo che guardava la luna di D.N.J (mistero nel mistero, non si è mai saputo chi si nascondesse dietro questa sigla). Anche se forse sono i racconti contemporanei, dal Fantasma di fumo di Fritz Leiber al piccolo capolavoro di T.E.D. Klein, Petey, i più fedeli allo spirito allusivo e raffinato di M.R.James.
Impossibile non restare turbati da questi fantasmi quotidiani, dimessi, insinuanti al punto da restare fra noi anche quando la pagina è chiusa.
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